Management e formazione
In che misura la trasformazione che ha investito le relazioni sociali e il mondo del lavoro è destinata a cambiare il rapporto tra imprese e persone? In che modo è possibile mantenere l’engagement e la retention nelle nuove realtà organizzative, divenute ibride per effetto della pandemia? In che direzione deve muoversi la leadership e quali nuovi bisogni formativi emergono? Quali sono le sfide per la formazione manageriale? Sono alcune delle domande che hanno guidato il confronto tra ricercatori, manager, imprenditori e formatori in occasione della XX Giornata della Formazione Manageriale, il convegno annuale di Asfor – Associazione Italiana per la Formazione Manageriale, organizzato il 16 giugno in collaborazione con Cfmt – Centro di Formazione Management del Terziario.
Lavoro e formazione nella società ibrida
Nella società ibrida, in cui i rapporti scorrono senza soluzione di continuità dal fisico al digitale, dal presente al remoto, anche le imprese e le organizzazioni sono diventate ibride, assecondando le nuove modalità di interazione. «L’onda lunga della pandemia ha cambiato profondamente la realtà in cui viviamo e non ci sono segnali che le cose torneranno come prima. L’intera compagine delle relazioni sociali ha subito una trasformazione radicale, che ha coinvolto anche la cultura del lavoro e il mondo della formazione. Il cambiamento incide sul significato stesso del lavoro, sulle motivazioni delle persone e sulla loro ricerca di senso, specie per i giovani. A loro volta, i processi di apprendimento e i modelli formativi sono chiamati a supportare un mondo e un’economia in rapido mutamento», ha osservato il presidente di Asfor, Marco Vergeat.
«Oltre al lavoro ibrido, il tempo del lavoro si allunga con la crescita delle aspettative di vita. In questo senso upskilling e reskilling sono essenziali e indispensabili strumenti per chi ha ruoli manageriali nelle organizzazioni. La persona è al centro: il mix di contenuti e metodologie di apprendimento va costruito partendo dalle peculiarità individuali. Ognuno di noi apprende in maniera diversa, guidato dalla sua personale situazione e dal contesto in cui vive. Occorre avere a disposizione diverse metodologie allo stato dell’arte, ma la combinazione deve sempre essere personalizzata e mettere al centro la persona», ha affermato il presidente del CFMT Simone Pizzoglio.
Persone e imprese nell’era della pandemia
Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, e Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, moderati da Sabrina Dubbini, responsabile Area Didattica di ISTAO – Istituto Adriano Olivetti di Studi per la Gestione dell’Economia e delle Aziende e consigliera Asfor, hanno messo l’accendo sui nodi, le aspettative e le contraddizioni che caratterizzano il vissuto del lavoro nell’era trans-pandemica: in un contesto in cui le retribuzioni non crescono e il sistema sembra ostacolare anziché favorire chi crea occupazione, è necessario un ripensamento di valori e modelli per restituire rilevanza e scopo all’esperienza di ciascuno nel proprio contesto di appartenenza.
Ma in che modo è possibile per le imprese e per i manager mantenere l’engagement e la retention nelle nuove realtà organizzative, divenute ibride per effetto della pandemia? Hanno provato a rispondere – intervistati dal presidente Vergeat – Linda Gilli, presidente e CEO di Inaz, e Mario Paterlini, CEO di Gruppo Sapio, insistendo sulla necessità di interpretare il cambiamento e l’incertezza facendo leva sui talenti delle persone, che la crisi ha avuto il merito di far emergere in maniera non convenzionale, in uno sforzo di innovazione che riannodi il legame tra l’azienda e la collettività, coinvolgendo tutti in un orizzonte comune di significato.
Dove va la formazione manageriale?
Nel biennio 2020-2021 la pandemia ha rappresentato una sorta di tsunami per le aziende, i cui effetti hanno investito anche la formazione manageriale. Questa, tuttavia, ha avuto un ruolo importante nel sostenere l’engagement delle persone nei mesi più difficili ed è destinata ad assumere rilevanza sempre maggiore in futuro. Ne sono convinti tutti i top executive e i responsabili HR coinvolti nelle 20 interviste individuali e nei 4 focus group, nonché il 74% delle 100 grandi e medie imprese che hanno partecipato alla ricerca Trend della formazione manageriale continua nelle imprese, condotta nell’ambito dell’Osservatorio Managerial Learning Asfor-Cfmt 2022, i cui risultati preliminari sono stati presentati in occasione della XX Giornata della Formazione Manageriale Asfor. Se sul fronte delle modalità di erogazione non vi è dubbio, cresceranno le soluzioni ibride, scelte dal 74% delle imprese, sul pianto dei contenuti è richiesta la capacità di orientare lo sviluppo di nuovi modelli di leadership, apertura mentale e capacità relazionali.
Tra i contenuti più rilevanti, connessi ai principali driver strategici di cambiamento, figurano lo sviluppo della leadership, a cui il 90% delle imprese assegna importanza elevata o molto elevata, la leadership per team virtuali (indicata dal 68%), il digital mindset e le competenze digitali (61%), la sostenibilità (55%), Diversity & Inclusion (51%) e lo smart working (50%). Crescono anche l’area dell’IT e dei sistemi, nonché big data e analytics.
A commentare i dati, un panel coordinato dal vicepresidente vicario di Asfor Giorgio Colombo, che ha coinvolto Manuela Brusoni, Deputy Dean for Accreditation di SDA Bocconi School of Management; Valentina Gramolini, Head of Learning Generali Italia; Pier Cesare Rivoltella, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, direttore del Cremit e presidente di Sirem; Nicola Spagnuolo, direttore del CFMT. Tutti hanno sottolineato come la formazione manageriale sia chiamata a porre le persone al centro e a farsi promotrice di relazioni e connessioni, in un contesto di ascolto che favorisca l’autonomia e la responsabilità di ciascuno.
L’Asfor Award for Excellence, premiata Maria Giovanna Mazzocchi
Come ogni anno, nel contesto della Giornata è stato assegnato l’Asfor Award for Excellence, il premio che celebra l’eccellenza nel campo dell’imprenditorialità e del management, valorizzando la leadership di personalità capaci di imprimere un segno distintivo nei propri contesti di riferimento. Il riconoscimento è stato conferito a Maria Giovanna Mazzocchi, presidente di Editoriale Domus, in virtù della capacità imprenditoriale e della visione che le hanno permesso di trasformare una casa editrice tradizionale in una media company evoluta, capace di coniugare tradizione e innovazione e di generare un valore culturale ed economico prezioso per il nostro Paese.
«Questo riconoscimento, per il quale ringrazio profondamente, è motivo di orgoglio per me e per tutto quello che Editoriale Domus rappresenta. Mai come in questo momento storico, sociale ed economico, parlare di visione e di sviluppo imprenditoriale è stato così complesso e delicato. Nel contesto della comunicazione in cui operiamo da oltre 90 anni, che poi è alla base dell’informazione e della formazione, è evidente come siano cambiati tutti gli asset principali, dal contesto agli spazi e ai linguaggi. La pandemia ha accelerato un’evoluzione tecnologica, ma prima di tutto culturale, che era già in atto e ha dimostrato altresì come in assenza di una regola sempre valida sia essenziale saper tracciare, costantemente, scenari differenti. In questo allenamento continuo noi imprenditori non possiamo prescindere dall’identità e dai valori che distinguono le nostre aziende e che rappresentano lo spirito più autentico del fare impresa italiano», ha affermato la presidente Mazzocchi ricevendo il premio dal presidente di Asfor Marco Vergeat.
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