Daniele Cassioli è il più grande campione di sci nautico paralimpico italiano con ben 25 titoli mondiali, 27 europei e 41 italiani. È un esempio di come oggi le disabilità possano essere non solo superate in ambito lavorativo o sportivo ma anche di come valorizzare le differenze. Daniele, che è anche presidente onorario di Piramis Onlus, è riuscito anche a trasformare la sua esperienza in uno storytelling, in una opportunità di formazione per le aziende.

«Lo sci, sia quello tradizionale che quello sull’acqua, mi ha dato un senso di libertà e la possibilità di fare quelle cose che a volte nella vita quotidiana sono difficili per un cieco e mi ha spinto nel tempo a interpretarlo con spirito agonistico», racconta Daniele Cassioli. «Lo sci nautico non mi ha mai dato da mangiare, quindi mi sono laureato in fisioterapia e ho svolto quest’attività per una decina d’anni e poi negli ultimi 4-5 anni, anche in virtù del salto quantico nella percezione della disabilità, ho iniziato proprio a occuparmi di formazione, di training», aggiunge. La sua narrazione collega lo sport al business. «Chi gioca a calcio, a basket, a pallavolo sa benissimo quanto conta lo spirito di squadra e nelle aziende alimentare questo spirito di squadra è molto complesso e molto complicato, ma è anche quella mission, quell’ambizione che poi alla fine costruisce il senso di appartenenza all’interno del gruppo», osserva.  «La disabilità – rimarca Cassioli – mi ha dato accesso a una serie di risorse, mi ha costretto a tirar fuori da me stesso qualcosa che magari neanche sapevo di avere». E questo è un tema che si può traslare in un contesto aziendale.

Daniele Cassioli è anche un’ispirazione a schiudere il guscio della disabilità. Con Piramis Onlus svolge attività per bambini e ragazzi con disabilità. Ma qual è il messaggio? «Anche per chi non è disabile la vita non è gratis, perché possono sempre accadere eventi che che ci mettono in difficoltà, ci rendono fragili, cioè “disabili” in un’altra accezione», spiega. E allora a quel punto le nostre storie, la storia di Daniele può essere universalizzata. Come ha spiegato nel suo primo libro «Vento contro». Il vento contro è una difficoltà assoluta. «Ognuno ha il suo vento contro ed è poi come lo gestiamo, il significato che diamo a questo vento contro, che fa la differenza», conclude.

Gian Maria De Francesco

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