Nell’ultima puntata di «Wall & Street Live» abbiamo parlato con Andrea Pescatori, amministratore delegato di Ver Capital Sgr, dei fondi Eltif  (acronimo di European Long Term Investments Funds), il nuovo prodotto realizzato per il mercato dei risparmi italiani. Gli Eltif – letteralmente “Fondo di investimento europeo a lungo termine” – sono fondi illiquidi realizzati con l’intento di supportare le PMI, e fanno parte dei prodotti di investimento disponibili in Italia dal 2019. Si tratta di “fondi chiusi”, che al contrario dei fondi di investimento aperti, consentono di sottoscrivere le quote solamente nel momento della promozione iniziale, mentre il riscatto delle quote può avvenire soltanto al termine della durata prevista inizialmente dal fondo o a scadenze intermedie precedentemente determinate. Al di fuori di questi periodi dichiarati, la commercializzazione di fondi Eltif quindi la possibilità di modificazione del proprio investimento può avvenire solo grazie a negoziazioni presso il mercato azionario.

«Gli Eltif hanno democratizzato i fondi non-Ucits (fondi alternativi; ndr), che prima prevedevano un investimento minimo di mezzo milione di euro, portandolo a 10.000 euro. La nuova versione di Eltif, tra le altre cose, permetterà di ridurre ulteriormente questa soglia di ingresso già abbastanza accettabile», spiega Pescatori aggiungendo che «il recepimento in Italia della direttiva Eltif imponeva che l’investimento minimo non fosse superiore al 10% delle proprie disponibilità liquide, quindi tendenzialmente per poter investire 10mila euro in un Eltif occorre avere 100mila euro sul conto corrente». Qual è il significato? «Con gli investimenti a medio e lungo termine si dovrebbe essere al di fuori di contesti di volatilità di mercato e quindi fondamentalmente cercare di cogliere quelle opportunità che tipicamente vengono colte dagli investitori più importanti, istituzionali e quindi rendere anche questo accessibile al grande pubblico, quindi evitare di stare sulla graticola degli up and down di mercato tutti i giorni, puntare sui fondamentali, sia che si tratti di fondamentali di equity o fondamentali di debito». In Italia, ricorda, «è stato aggiunto uno schema fiscale collegando gli Eltif ai Pir alternativi, e quindi la normativa permette alla persona fisica di avere la non tassabilità dei proventi laddove si rimanga nell’investimento di massimi 300mila euro per almeno 5 anni». Essendo accomunato ai Pir c’è anche l’esenzione dall’imposta di successione, prosegue Pescatori.

La seconda questione, invece, è l’investimento nelle Pmi.In base alla normativa italiana, precisa, «possiamo investire in società quotate che hanno meno di mezzo miliardo di capitalizzazione, oppure imprese non quotate». Visto che in Italia il mercato borsistico non è ancora particolarmente significativo o rappresentativo di quella che è la realtà industriale del Paese, gli Eltif possono investire in società non quotate, ma che se fossero quotate potrebbero avere una capitalizzazione di borsa ben superiore al mezzo miliardo. «Mi piace citare l’esempio di Esselunga: se fosse quotata, capitalizzerebbe svariati miliardi di euro, però è una società privata; quindi noi chiaramente possiamo anche investire in un bond Esselunga perché offriamo agli investitori che entrano nel nostro Eltif la possibilità di essere esposti a un variegato portafoglio diversificato di realtà industriali grandi e medio-grandi italiane», rimarca Pescatori evidenziando che «il nostro obiettivo è avere predittività, ma non ci dobbiamo mai dimenticare che dobbiamo avere anche una robustezza dal punto di vista finanziario e di solidità patrimoniale, perché chiaramente offriamo un prodotto al retail che quindi deve rimanere un prodotto piuttosto robusto».

L’ad di Ver Capital ritiene chei tassi resteranno sugli attuali livelli per un periodo abbastanza lungo e non torneranno i tassi zero che abbiamo avuto negli anni dell’iperliquidità.. «Da un lato, l’economia Usa cresce molto e quindi la Fed resta cauta, soprattutto in un periodo pre-elettorale. In Europa le spinte inflattive di natura energetica sono sempre molto ben presenti e quindi rappresentano un rischio latente su cui la Bce non fa sconti», osserva. I mercati prezzano una diminuzione minima di 0,25 punti base dopo l’estate e forse un’altra nella parte finale dell’anno. Questo vuol dire che «oggi il mercato obbligazionario in generale è interessante perché ha avuto comunque un picco di aumento dei tassi, però adesso la prospettiva di diminuzione progressiva è un aspetto positivo. anche molto interessante per la parte ad esempio del private debt che spesso lavora a tasso variabile, perché il tasso variabile è un natural hedge, una protezione naturale contro l’inflazione, perché chiaramente pagando, investendo il fondo a Euribor più uno spread, quindi se evidentemente dovesse viceversa esserci nuove spirali inflattive, chiaramente l’investimento segue di conseguenza. In un’ottica di diversificazione di portafoglio, una esposizione parzialmente a tasso variabile addolcisce anche la volatilità, perché i tassi variabili sono normalmente molto meno volatili del tasso fisso».

Gian Maria De Francesco

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