Ne hanno parlato in pochi; anzi, quasi nessuno con la giusta ampiezza e profondità ( …forse solo Antonio Socci e qualche altro). Nessun telegiornale, tantomeno i maggiori quotidiani si sono occupati con scrupolosità di un ‘fatto’ che meritava ben altra attenzione e puntigliosità analitica.

Parlo della scandalosa Polonia, la conservatrice e reazionaria terra di Giovanni Paolo II, che ha mobilitato lungo i confini nazionali centinaia di migliaia di persone per recitare un banalissimo rosario. Una preghiera collettiva lungo il perimetro che circoscrive quella terra e la protegge dal mar Baltico, dalla Germania, dall’Ucraina, dalla Bielorussia, dalla Lituania, dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia. Financo i marinai hanno avvertito la necessità di fermare le loro navi per seguire via radio quella che è poi diventata una intera celebrazione eucaristica officiata da mons. Marek Jedraszewski, arcivescovo di Cracovia, il quale ha invitato a pregare <<per le altre nazioni europee, perché capiscano che è necessario tornare alle radici cristiane affinché l’Europa rimanga l’Europa>>.

Ma perché questo silenzio, viste le dimensioni dell’evento? O, almeno, perché in quei pochi casi in cui ci si è occupati della vicenda si è adoperato un taglio cronachistico, e pure in tono minore, facendola passare alla stregua delle tante che affollano questa caotica contemporaneità? Possibile che una preghiera, seppur di tali dimensioni, possa solleticare una indiretta censura da parte dei media europei?

Beh, forse delle motivazioni vi sono. E pure stupidamente recondite visto che solo dei regimi beceri e ottusi possono far finta di ignorare l’accaduto, credendo che in questo modo di depotenziarne la carica rivoluzionaria.

Il blackout mediatico ha infatti una spiegazione chiara e inoppugnabile: la Polonia va ‘silenziata’ perché si oppone alle derive migrazioniste, esalta i temi della identità e della patria, la comunità nazionale e i valori religiosi. Mette paletti e non si apre al politicamente corretto. Sembra perciò fuori dal tempo. Uno scherzo del destino. Nazione che, ridando fiato a valori considerati obsoleti e passatisti e ribellandosi a questa modernità, appare simile ad una pustola da cui prendere le distanze per evitarne il contagio.

Tutto qui! La Polonia volge lo sguardo con ingenuità e fierezza alle radici. L’Europa alla mistica del Mercato e all’uomo indistinto e indifferenziato Una guarda alle fondamenta come patrimonio di riconoscibilità comune; l’altra è intenta a corroborare apparati politico-burocratici sempre più svincolati dal controllo delle istituzioni democratiche e decvcvcvcvcvcvcvcvi popoli.

 

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