La pubblicazione di Antonietta Gatti e Stefano Montanari sulle particelle inquinanti presenti nei vaccini (cliccate qui) ha suscitato un vespaio. Della peggior specie, però. Non una parola da parte del ministro della Salute o degli organi di controllo. Nessun intervento dei Nas ma un fiume di insulti al veleno e, quel che ė grave, minacce anonime ai due scienziati.

A poche ora dal rientro da Bruxelles, Gatti e Montanari hanno annunciato “che smetteranno di occuparsi di vaccini”. Lo ha fatto Stefano Montanari con queste parole pubblicate sul suo blog:

“Al ritorno, ora, ho trovato una raffica di minacce di una gravità assoluta che mettono a serio rischio anche le nostre ricerche sulle leucemie, sulle malattie dei soldati e quant’altro. Così, devo fare una scelta: o continuo a raccontare che cosa c’è nei vaccini e abbandono il resto o accetto la sconfitta e posso continuare almeno con il resto. La decisione è dolorosa ma inevitabile: ho perso e basta.”

Le indagini facciano il loro corso, speriamo in fretta. Intanto analizziamo le critiche che sono state mosse al lavoro.

 

Dottor Montanari, si dice che le nanoparticelle siano dappertutto: nel cibo che mangiamo e nell’aria che respiriamo, quindi la loro presenza nei vaccini è considerata normale.

“A metà dell’ 800 il patologo Rudolf Virchow poneva le stesse obiezioni a Pasteur: se è vero che i microbi sono dappertutto e sono patogeni dovremmo essere tutti morti. Come mai non è così? Un conto è quando respiriamo inquinanti, li inaliamo ma poi li buttiamo fuori. O quando li mangiamo. Ma è ben diverso quando le particelle sono iniettate sotto cute, in questo caso non ne esce nessuna, l’organismo non è capace di espellerle. E cosa succede allora? Chi lo sa. Certo non si possono ignorare i presupposti della tossicologia: i veleni sono sinergici, la somma di uno più uno può risultare un numero altissimo, e, di veleni, i vaccini ne contengono parecchi.”

Qualche esempio?

“Si racconta che il mercurio sia stato tolto dai vaccini. Non è così. Il mercurio è indispensabile alla preparazione perché le sostanze biologiche di cui sono fatti i vaccini possono essere attaccate da funghi e batteri. L’unico modo per evitare contaminazioni di quel tipo è inserire mercurio e poi cercare di eliminarlo. Ma il mercurio è tecnicamente impossibile da eliminare del tutto. Questo è il procedimento di ogni vaccino. Il mercurio che entra in circolo è tossico perché si lega allo zolfo che fa parte delle proteine con cui i batteri intestinali fabbricano i loro enzimi. A quel punto, gli enzimi – deputati a far funzionare le cellule anche cerebrali – vanno in tilt. Morale: l’effetto dannoso non è dato dalla somma di uno più uno ma da una concatenazione di effetti negativi. È importante sapere che gli enzimi sono dei catalizzatori, cioè delle sostanze che, in quantità piccolissime, rendono possibile lo svolgersi velocissimo di miliardi di reazioni chimiche essenziali per l’organismo. Dunque, di mercurio ne basta davvero poco, ma non è solo quell’elemento a disturbare i batteri del cosiddetto microbiota, cioè quella popolazione di batteri che un tempo chiamavamo flora intestinale, che soffrono della presenza di non pochi inquinanti.”

Un’altra critica: il suo lavoro è carente di confronti. Lei ha analizzato i vaccini ma non altre fiale di soluzione iniettabile, pertanto non si può sapere se le nanoparticelle sono presenti anche in altri preparati. E soprattutto non si può escludere che l’inquinamento dei vaccini dipenda dai suoi strumenti di indagine.

“Sono 44 anni che faccio analisi e di confronti ce ne sono a iosa. A parte il fatto che il vaccino per i gatti esaminato non contiene le particelle riscontrate nei campioni pediatrici e se le trovo o non le trovo in una fiala di vitamina B12 questo non sposterebbe di una virgola il risultato del lavoro. Nascondersi dietro eventuali inquinamenti di altri farmaci assomiglia molto all’atteggiamento dei bambini che hanno commesso una marachella e che si difendono dicendo “l’ha fatto anche lui.” Insomma, un atteggiamento ingenuamente infantile.”

Perché?

“Perchè in ogni campione che ho analizzato ho trovato inquinanti diversi. In uno piombo e silicio, in un altro tungsteno e acciaio. In un vaccino arrivatomi dalla Francia ho trovato le stesse nanoparticelle presenti in quello prodotto in Italia.
Il confronto si fa col pulito. Se fossi io a inquinare, troverei sempre la stessa sporcizia. Non ho analizzato solo vaccini. Nel 2009 ho pubblicato i risultati di un’indagine sui prodotti da forno: su 135 tipi di pane e biscotti il 40% aveva nanoparticelle di metalli, il 60% è risultato pulito. Chi dice queste cose non ha idea di come funzioni il microscopio né di come si fanno le analisi.”

Come funziona ?

“È uno strumento sofisticatissimo (oggi costa quasi 500mila euro) ma concettualmente molto semplice: prendo la fiale del vaccino e ne faccio cadere una goccia su un filtro e lo osservo. Il risultato è di un’evidenza cristallina”.

Vi accusano di aver usato vaccini scaduti.

“Non cambia il risultato sulle particelle inorganiche che sono eterne. Scade la materia organica, il principio attivo, in questo caso l’antigene, non i metalli. Sono proprio obiezioni del genere che indicano con chiarezza la totale incompetenza di questi personaggi.”

Dicono che non si presenta una ricerca cominciata 15 anni fa.

“Dove è scritto? Pubblicare risultati che dispiacciono a chi mantiene economicamente le riviste è quasi impossibile e 15 anni possono essere un tempo del tutto normale di attesa prima di trovare qualcuno disposto a rischiare. Comunque, per quello che può valere, moltissimi vaccini sono stati analizzati molto recentemente.”

Un’obiezione è preoccupante: qualcuno ha detto che anche la lama del frullatore può rilasciare particelle metalliche nella farina e che un qualsiasi coltello contamina con particelle ciò che taglia. In altre parole, se lei analizzasse al microscopio una torta fatta in casa, ci troverebbe ferro o tracce di metalli degli utensili.

“(Risata) Non mi prenda in giro, lei conosce la scala di Mohs, delle durezze? Le pare che la farina possa scalfire una lama? Nessun formaggio o salame affetta l’acciaio”.

Per dimostrarle che in qualsiasi ambiente ci sono nanoparticelle è stato detto che le molecole di idrogeno ‘contaminano’ il vuoto assoluto.

“Ehh???. Se è assoluto come può contenere l’ idrogeno che oltrettutto non è un inquinante?”

Parliamo di quantità. Qualcuno sostiene che le concentrazioni di inquinanti sono infinitesimali, si paragona la più grande a un miliardesimo di milionesimo di mole…una piccolezza simile non può nuocere.

“Ma un’ignoranza così grande sì. La mole è l’unità di misura delle molecole non delle particelle che contengono a loro volta centinaia di molecole. Non ho mai parlato di ‘sali precipitati’ se non quando ho precisato di aver trovato i sali di sodio e di alluminio dichiarati dal produttore. Noi abbiamo riscontrato particelle, cioè pezzi di materia inorganica spesso metallica che sono ben diversi dai precipitati di alluminio (ciò che resta quando il liquido evapora). I pezzi di metallo non precipitano come fa un sale. Aggiungo: con le nanoparticelle non si può applicare la regola di Paracelso secondo cui è la dose a fare il veleno. Perché può bastare una sola particella che danneggia una cellula a scatenare un danno irreversibile. Con le particelle ciò che conta è dove finiscono la loro corsa, quanto sono grandi, che forma hanno e che composizione chimica. La quantità è un fattore decisamente secondario che può solo influenzare statisticamente la possibilità di colpire bersagli più o meno sensibili. Fino a che i tossicologi non avranno digerito questa nozione fondamentale di nanotossicologia, resteremo ancorati al tardo Medioevo. Comunque l’Oms ha catalogato queste particelle come cancerogene di classe 1, vuol dire che sono certamente cancerogene”.

Si fa riferimento a studiosi francesi che hanno replicato i suoi esperimenti e che hanno concluso che “la presenza di tracce di metalli rispecchia la realtà ambientale e non deve essere considerata un rischio sanitario”.

“Ho risposto diverse volte. Non è stato usato il mio strumento. La mia e la loro sono due analisi che non si possono comparare, uno viaggia in nave, l’altro sull’auto da corsa. Purtroppo o per fortuna, per esprimersi è sempre opportuno conoscere la materia. Quel gruppo francese non conosce la nanopatologia e, dunque, esprime concetti grottescamente errati. Alla loro obiezione ho avuto modo di rispondere mesi fa e la reazione è stata il silenzio”.

Anche l’Agenzia del farmaco francese è stata informata.

“Sì, dopo che ho analizzato campioni di vaccino anti meningite contaminati, prodotti da diverse aziende. Sono stati visti gli inquinanti. L’agenzia dei farmaci ha riconosciuto gli elementi, ne ha preso atto senza, però, capirne il significato.”.

E non è successo niente?

“Al momento no. È successo pochi mesi fa”.

Circola una foto tratta dai suoi esperimenti che mostra i globuli rossi rintracciati in un vaccino anti-papilloma. Si mette in dubbio che quella foto ritragga globuli rossi.

“(Risata) Quello scatto è di una chiarezza disarmante. L’immagine parla da sè. Risulta immediata anche a uno studente del primo anno, di medicina o di biologia. Forse non a chi guarda cartoni animati in 3D…”

Circola una seconda foto che mostra un rettangolo sullo sfondo. E si dice che è stata artefatta.

“È il segno dell’inquadratura col raggio elettronico ad alto ingrandimento. È l’effetto del riscaldamento del raggio, una cosa normale. Noto che si continua a discorrere di quello che non c’è e non del contenuto…”

Infatti è stata molto criticata anche la rivista su cui ha pubblicato. A proposito qual è l’Impact factor?

“Avevo telefonato e mi avevano detto 2,3. E se invece è più basso cosa cambia? L’Impact factor è un indice dato dal numero di volte che una rivista viene citata. Se devo dire la verità mi sono stupito anch’io che avessero accettato il lavoro. Non era accaduto in tanti anni. Posso dire che la bibliografia è completa e soddisfa le curiosità, basta consultarla”.

Qualcuno ha avuto da ridire anche su questa. Quando lei ha citato il vaccino trivalente ricordando che è sospettato di causare l’autismo, ha inserito due studi che smentiscono la sua affermazione.

“Sì, perché l’unico studio che parlava della necessità di verificare se vi fosse un legame – tra vaccino trivalente e autismo – è stato ritirato. Era quello di Lancet, scritto da Wakefield. Quando si scrive qualcosa che non fa comodo alle industrie (che pagano le riviste) nessuno pubblica”.

Cosa è successo con l’agenzia europea Ema?

“Mia moglie aveva cercato di comunicare con l’agenzia ed è stata richiamata. Ha proposto che la ricerca venga replicata in diverse università”.

Che farete ora?

“Non ci occuperemo più di vaccini. L’abbiamo fatto per anni, per anni abbiamo comunicato i risultati nella più totale indifferenza, e ora, a bomba scoppiata, ci è stato fatto chiaramente intendere che, se continueremo a interessarci di vaccini, anche le altre ricerche, per esempio quelle sulle leucemie, potranno avere problemi. Nessuna minaccia scritta ma solo “consigli” come si fa in certe tradizioni. Se si pensa che le nostre indagini possono essere utili, ci si deve rendere del tutto indipendenti, fornendoci un microscopio e i mezzi economici per mantenere apparecchio e ricerche. La cifra è altissima, equivalendo a un paio di settimane di stipendio di un calciatore di primo livello e per questo nessuno sborserà mai una cifra tanto esorbitante. Dunque, non c’è bisogno di noi.”

Vedremo quel che succederà. Grazie delle spiegazioni a Stefano Montanari e a Antonietta Gatti.

Leggete qui l’ottima critica della critica di Fabio Franchi.I goal di Medbunker-4

PS Allego qui la risposta di Fabio Franchi a Franco Anedda.
Anedda vs Montanari-a

Tag: , , ,