Pubblico, in calce, il video del convegno “Vaccinare in sicurezza” promosso dall’Ordine dei Biologi e una sintesi. L’incontro si è svolto venerdì a Roma. Presenti più di 260 fra medici, farmacisti e ricercatori di ogni Paese.

L’ignoranza.

Dagli interventi emerge che delle vaccinazioni si sa davvero poco, neppure quanto funzionano. “Non ci si preoccupa di verificare cosa succede in chi è stato appena vaccinato – perché non interessa – ma soprattutto non esiste una ricetta unica o un protocollo per fare un vaccino, lo si prova quando lo si distribuisce”. La dichiarazione del virologo francese Jean François Saluzzo che realizza vaccini per la Sanofi ed è consulente OMS, appare nel video mostrato al convegno. Saluzzo aggiunge che “a volte, a provare, si sbaglia. È successo che alcuni vaccini (anti polio e anti rabbica) abbiano provocato la malattia che volevano contrastare o altre infezioni; l’anti febbre gialla somministrata ai soldati procurò l’epatite B, ne fu vittima il generale Churchill”. Ancora: “I vaccini crescono su una materia viva, c’è sempre un rischio. Agli inizi degli anni Cinquanta, le cellule di rene di scimmia, terreno di coltura dell’antipolio distribuito a 60 milioni di americani, risultarono contaminate da un virus tumorigeno che per fortuna non si trasmise all’uomo. Di recente, un anti- rotavirus è risultato contaminato da un virus suino, che, grazie al cielo, non ha infettato i bambini”.

La tossicologa francese Guillemette Crepeaux ha parlato delle sue ricerche sull’adiuvante alluminio, “presente in due terzi dei vaccini. Lo si usa da 90 anni eppure non si sono mai studiati gli effetti dei sali di metallo inoculati, non si conoscono né la farmacocinetica, né le dosi consentite, né la suscettibilità individuale. Abbiamo visto che l’ alluminio nelle cavie non viene smaltito con le urine ma resta a lungo nel corpo, migrando in organi come milza, fegato e cervello. La Fda fissa dei limiti (che i nostri bimbi con 10 vaccini superano alla grande, ndr) ma è un tetto che riguarda la funzionalità non la tossicità. La presenza dei sali di alluminio nei vaccini è immutata da 90 anni, voi volereste su un aereo di 90 anni fa?”. La dottoressa Crepeaux ha ricordato che l’alluminio è coinvolto in diverse malattie come la Miofascite macrofagica, la sclerosi multipla, l’autismo e la cosiddetta “sindrome da Guerra del Golfo”.

La ricercatrice Theresa Deisher, fondatrice e presidente del Sound Choice Pharmaceutical Institute, ha parlato di autoimmunità. E del rischio che le tracce di dna fetale (alcune colture vaccinali si realizzano con cellule di feto sano immortalizzate) si leghino a uno specifico recettore, il TLR 9, scatenando reazioni autoimmuni. “Nessuno studio ha mai esplorato il rischio dei vaccini a dna fetale eppure l’evidenza scientifica mostra i rischi elevati di auto immunità.  Questo aspetto richiede la massima attenzione e un alto monitoraggio. Erroneamente si pensa che siamo tutti simili geneticamente: invece siamo portatori di diversità significative”.

Le analisi.

Loretta Bolgan, chimica e ricercatrice, ha illustrato i risultati preliminari delle indagini svolte su alcuni lotti di vaccini da un laboratorio privato. Il lavoro è stato commissionato dall’associazione Corvelva, da alcuni genitori e dall’Ordine dei Biologi. “Non è ancora stato pubblicato per intero, quando lo sarà, verrà sottoposto alla revisione degli esperti. Mi sono interrogata sull’opportunità di divulgare i dati prima della revisione, che è una procedura che richiede tempo, e nel frattempo, da genitore, ho scelto di informare. Se non possiamo garantire la qualità di un prodotto non possiamo nemmeno dire che questo è sicuro.

Nei lotti abbiamo riscontrato tracce di contaminanti non dichiarati, molto più che residui. Presenza di farmaci (Viagra), pesticidi e acaricidi, di retrovirus dell’anemia equina, di cellule di coltura fetali, geni di vermi, di topo e di pollo. E, al posto degli antigeni una macromolecola che non capiamo come si possa scindere per fornire all’organismo anticorpi protettivi. Attendiamo risposte dalle autorità di controllo: per approvare i vaccini Ema svolge controlli a campione su lotti individuati dal produttore (!)”. Sì, abbiamo capito bene, non è lo Stato che sceglie cosa controllare ma il produttore che decide cosa far esaminare…(!) .

La frode.

Il pediatra indiano Jacob Puliyel ha riferito di come l’OMS, cambiando l’algoritmo degli eventi avversi, ne abbia reso impossibile la valutazione. Perché “senza precedenti epidemiologici non si può parlare di eventi avversi” (come se fosse tutto sempre uguale e non esistessero le novità!). Così le morti conseguenti il vaccino esavalente sono state archiviate”.

Le richieste.

“Si distinguano l’ efficacia dei vaccini dalla sicurezza; di nessun farmaco si può dire che è sicuro – ha esordito l’immunoallergologo Andrea Del Buono – e si applichi la medicina di precisione personalizzata: con le analisi genomiche di oggi si può conoscere molto, perché non si fanno?”.

Il presidente dell’Ordine dei biologi, Vincenzo D’Anna chiede conferme o smentite a quanto illustrato al convegno e indagini, “non tocca a noi chiedersi come mai una sola azienda farmaceutica abbia elargito ai medici 40 milioni di euro nell’ultimo anno, ma tocca anche a noi biologi denunciare le lacune scientifiche: non si capisce perché la ricerca sui vaccini si debba basare sulla verità rivelata da qualcuno che ha l’interesse a imporci di essere creduto sulla parola. È impensabile che si conosca tutto ciò che contiene (e che non contiene) un vasetto di yogurt e nulla di ciò che riguarda un vaccino”. 

Il virologo Giulio Tarro, che guida la Commissione sulle biotecnologie della virosfera Wabt-Unesco, ha ribadito l’importanza di una farmacovigilanza attiva. “Il vaccino è un farmaco che si somministra ai più piccoli, perciò va prestata maggiore sorveglianza; a maggior ragione quando diventa obbligatorio. Le ricerche qui illustrate vanno riprodotte e approfondite. Non devono rimanere dubbi”.

L’obbligo e il consenso informato.

Una considerazione su una questione che mi è cara. L’obbligo di 10 vaccini sui lattanti introdotto con la legge 119 (che andrebbe immediatamente rimosso in via precauzionale fino a quando non si sottopongono a verifica i risultati esposti ieri) non significa costrizione. Grazie alla nostra Costituzione e alle leggi che regolano il consenso informato possiamo sempre rifiutare qualsiasi trattamento sanitario; anche in pronto soccorso – se si è coscienti – e anche a terapie già avviate o neppure iniziate se  gravemente malati (è capitato, tuttavia, che  zelanti direttori sanitari chiedano l’incapacità di intenderei e volere per pazienti reticenti. Su questo torneremo).

Cos’è il consenso informato? Un modulo da firmare, condizione per procedere a qualsiasi trattamento sanitario. Senza adesione niente intervento, niente chemio, niente tranquillante, niente vaccino. Sul modulo è scritto che il destinatario delle terapie è stato adeguatamente informato e perciò accetta ciò che le stesse comportano, rischi compresi. Questi ultimi dovrebbero comparire alla voce “effetti collaterali” o “indesiderati”, oppure sotto “controindicazioni”. 

Abbiamo appreso, purtroppo, che in caso di eventi avversi accertati, non è l’azienda produttrice che risarcisce le famiglie danneggiate ma lo Stato (cioè noi).

La legge 119 – non potendo annullare il consenso informato e perciò rendere coercitive le vaccinazioni – ha legato l’obbligo all’ingresso alla scuola materna o agli asili nido. Una sorta di ricatto, dunque, che si può evitare scegliendo di rinunciare a un proprio diritto  – mandare il figlio all’asilo – con tutti i disagi che questa scelta comporta. Ma, ne abbiamo avuto conferme autorevoli, la salute e il principio di precauzione valgono di più. 

 

 

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