donnalavoro

Il potere è donna. Ce lo dicono le statistiche europee: ormai a livello Ue il 30% circa delle posizioni manageriali è ricoperto dal gentil sesso senza necessità di «quote rosa». Un’analisi di Oliver Wyman ha evidenziato come gli ultimi 15 anni in Italia siano stati caratterizzati da un incremento delle donne in posizioni di leadership nelle società di servizi finanziari: a livello di consiglio di amministrazione e di sorveglianza nel 2003 la percentuale di donne era del 5% mentre nei comitati esecutivi era pari a zero. Oggi le percentuali sono rispettivamente del 26 e del 17 per cento. La leadership, infatti, non è una questione di sesso ma di capacità. Le donne rappresentano, comunque, un elemento di novità nel mondo del management e, proprio perché non ancorate a schemi tradizionali, hanno portato una visione diversa della gestione di un’impresa. Intendono in genere il management come responsabilità verso l’azienda e gli stakeholder e, soprattutto, non tendono a separare il momento professionale dal resto della loro esistenza, allargando gli orizzonti.

Esplorare-i-confini

Da poche settimane è stato pubblicato «Esplorare i confini», un libro che analizza le caratteristiche del management al femminile. L’autrice è Luisa Pogliana, per molti anni responsabile della direzione ricerche di mercato in un grande gruppo editoriale italiano, che ha fondato l’associazione Donnesenzaguscio, che valorizza le pratiche di cambiamento delle donne nelle aziende. Il libro parte da un assunto: aziende e lavoro sono drasticamente cambiati, occorre un altro management e, per questo motivo, serve guardare ad alcune esperienze di donne, che appaiono anticipatrici di questo modo nuovo ma che spesso non vengono valorizzate proprio perché non trovano corrispondenza nei modelli consolidati di management. Insomma, si parte dalle esperienze pratiche sul campo per definire modelli comportamentali e gestionali. E soprattutto non si ragiona di maschile e femminile, ma di discontinuità rispetto al tradizionale modello top down. Un esempio lo troviamo in questo brano nel quale si narra il modo differente il crisis management:

 

 È stata tagliata la catena gerarchica. Eliminati capi e capetti intermedi, una piramide gerarchica superflua mirata a distribuire un po’ di potere (e status). Ma non funzionale: rallenta il processo decisionale e l’operatività, fa sprecare tempo e energia per definire i ruoli, porta a occuparsi di carriera invece che dei risultati. È stato ridotto anche il top management: molte funzioni sono spesso accorpabili. Lavoratori e lavoratrici sono stati coinvolti nel processo di cambiamento. Ogni persona secondo il proprio potenziale è stata chiamata a ricercare soluzioni, realizzarle e assumersene la responsabilità. (…) Dare responsabilità e strutturare il lavoro solo su ruoli necessari è diventato il nuovo modo di lavorare

O, per dirla con Andrea Federico, partner di Oliver Wyman: «Mai come adesso per l’industria finanziaria sarebbe necessario arricchire e diversificare la propria leadership e valorizzare in posizioni apicali le tante donne che già al suo interno operano con eccellenza a tutti i livelli. È necessario cambiare mentalità per migliorare l’industria».

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