Il delirio della distribuzione cinematografica
Sapete, in marzo, quanti film sono usciti o stanno per farlo? Ben 52, con punte di 13, questa settimana e, addirittura, di 14 il 31 marzo. Io mi domando e dico: ma ha un senso tutto questo? Cosa mi rappresenta farne uscire “solo” 5 il 10 marzo e quasi il triplo tre weekend dopo? Andazzo che si ripete anche negli altri mesi. E’ un delitto non programmare, in modo corretto, i debutti, perché nel marasma di titoli si rischia di perdere pellicole che meriterebbero l’attenzione del pubblico. I giornali, che lottano ogni giorno con gli spazi, non riescono a parlarne (il Giornale è quello che, al giovedì, ospita più recensioni di tutti, 7, ma costringendo, quasi sempre, il sottoscritto e il collega Massimo Bertarelli a dover fare delle inevitabili scelte), le Tv men che meno. Si salvano i siti Internet specializzati, perché già quelli generalisti non riescono a coprirli tutti. In pratica, se non scatta il passaparola, ci sono pellicole che rischiano di essere viste giusto dai parenti prossimi di regista ed interpreti. Ora, sia chiaro, un’offerta ricca è sempre un fatto positivo, anche se molti di questi film hanno come unica ragione di essere il racimolare contributi. “Nonostante la moltiplicazione delle piattaforme, resta la voglia di cinema in sala”, ha commentato il presidente dell’Anica Riccardo Tozzi, alla notizia della crescita, nel 2015, del numero di spettatori e incassi, “ma il mercato italiano non si espande”. Tra le possibili cause, l’alto numero di film prodotti: nel 2015 sono stati 187, rispetto ai 171 del 2014, ma con le stesse risorse: 300 milioni. “Questa non è crescita, ma frammentazione”, ha aggiunto Tozzi, “il budget medio per un film italiano è di 1, 3 milioni di euro, nel 2012 era 2,2 milioni. Bisogna produrre in modo più mirato, far girare tante opere prime ai giovani con risorse inadeguate equivale a prenderli in giro”. Ogni settimana, noi critici siamo contattati dagli uffici stampa che ci chiedono il “favore” di recensire il loro film, ben consci del sovraffollamento. “Ti mando il link” è la speranzosa frase in codice che significa “ti prego, mettilo in pagina”. Certo, ci sono, successivamente, i passaggi in blu ray o quelli sulle pay tv, ma anche lì andare a trovare due righe di recensione, per promuovere la pellicola, è più raro che scovare un milanese a Milano. Insomma, sedetevi ad un tavolo e mettetevi d’accordo. Fatelo per noi, ma soprattutto, fatelo per voi.