siNel mondo del cinema, è un caso più unico che raro. Un regista che si finanzia di tasca propria il suo film senza pesare sullo Stato, senza richiedere, cioè, contributi a noi cittadini che paghiamo le tasse, è materiale da studio scientifico, da esposizione. Gli andrebbe fatto un monumento a Stefano Calvagna e non solo per la qualità delle sue pellicole che sono godibili, fruibili dal pubblico, con un’anima. Oggi, ad esempio, esce nelle sale (e vi invito ad andare a vederlo) Si Vis Pacem Para Bellum, girato in soli dieci giorni, costo totale 17mila euro. Ebbene, questo thriller metropolitano, scritto ed interpretato (oltre che diretto) dallo stesso Calvagna, che racconta la storia di un buttafuori, innamorato dell’Oriente, che arrotonda con il lavoro di killer su commissione, è riuscito ad incantare non solo il sottoscritto, di solito restio nei giudizi positivi come i miei lettori sanno, ma anche il collega di Repubblica che ha pubblicato oggi una recensione favorevole (al contrario di Libero). Insomma, giudizi trasversali positivi per un regista che, anche qui caso più unico che raro, non appartiene all’intellighenzia artistica di sinistra, con tutto quello che ne consegue per chi fa questo lavoro. Quindi, che bello vedere iniziare un film senza dover aspettare almeno un minuto necessario al passaggio di tutti i tax credit, finanziamenti, ringraziamente vari, che ormai accompagnano ogni pellicola italiana, facendo perdere quel poco di poesia che i nostri film d’autore hanno. Insomma, con 17 mila euro e un’idea, Calvagna ha dimostrato come si possa fare un film dignitoso che piace alla critica e alla gente. E senza chiedere aiuto a nessuno. Vi sembra poco? Clonatelo.

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