Italiani sì, ma chi se li fila?
Prendo spunto da un interessante articolo pubblicato dal collega Filippo Mazzarella su Film Tv del 5 giugno. Oggetto del pezzo è il cinema italiano in questo 2016. Mazzarella si è preso la briga di elencare tutti i film usciti fino ad oggi nelle sale arrivando a queste cifre: 73 film italiani distribuiti dall’1 gennaio, con una media di 3,32 a settimana. Di questi, ben 53 non hanno toccato quota 500mila euro. Mi sono preso la briga di leggere tutti i titoli e di alcuni confesso che non ne conoscevo nemmeno l’esistenza. E se sfuggono a me che lo faccio di lavoro, posso immaginare l’impatto della maggior parte di queste pellicole sul pubblico italiano. Di questi, poi, ne ho visti circa la metà, anche perché o non li hanno fatti in anteprima, o non mi hanno fornito il link per poterli recensire (curiosa abitudine quella di nascondere alla stampa l’esistenza di un proprio prodotto, impedendone, di fatto, la divulgazione al pubblico) o, volendo recuperarli in sala, non sono mai arrivati a Milano, fermandosi in rare sale italiane per pochissimi giorni. Direte: bella forza, l’Italia è un paese esterofilo, soprattutto quando si tratta di cinema. Mica vero, perchè non è che lo spettatore faccia sempre la fila per ogni titolo prodotto fuori dai nostri confini. Anzi, Quo Vado? e Perfetti Sconosciuti dimostrano che non ci sono preclusioni di sorta. E allora, a che pro continuare a buttare in circolo film che poi quasi nessuno va a vedere? Per carità, l’arte è arte ed è giusto che ogni autore si esprima. Però, un piccolo dubbio (ma proprio piccolo eh) che dietro questa improvvisa vena artistica prolifica dei nostri autori ci sia anche la possibilità di ottenere finanziamenti pubblici per girare le proprie opere, a me viene. Sono rari i casi, come quello che vi ho raccontato qualche tempo fa, del bravo Stefano Calvagna che si è finanziato in proprio il suo Si Vis Pacem Para Bellum. Però, mi sbaglierò, sicuramente, a pensare male. O forse no?