Ghostbusters e la piaga del “reboot”
Ricomincio da capo. Non è un omaggio al film cult con Bill Murray, ma la moda, sempre più diffusa, in quel di Hollywood, dei «reboot». Che non sono rifacimenti di vecchi titoli, come si potrebbe facilmente confondere, ma un vero e proprio riavvio di una determinata saga cinematografica, ripartendo, in pratica, da zero. È stato, nel 2005, Nolan, in un certo senso, a dare il là a questa pratica, facendo ripartire il ciclo burtoniano di Batman. E da quel momento, i casi sono diventati sempre più numerosi, fino a quelli attualmente nelle nostre sale, ovvero Star Trek Beyond e, soprattutto, il Ghostbusters tutto al femminile. Con che risultati? Simili operazioni finiscono inevitabilmente per dividere i fan della prima ora, da quelli aggiuntisi successivamente. Ghostbusters, ad esempio, leader negli incassi del fine settimana (785.736 euro, con una media di 1.800 euro per ciascuna delle 440 sale), ha avuto una accoglienza tiepida (e polemica) da critica e amanti dello storico film, datato 1984. Aveva senso rifare un simile titolo, stravolgendolo in quel mondo? Sì e no, se si considera la straordinaria mancanza di idee che ormai dilaga nella mecca del cinema; almeno, hanno avuto la furbizia di rileggerlo in chiave tutta rosa, anche se la pellicola, in termini di resa, è anni luce distante da quella storica diretta da Reitman.