independence-day-2-resurgence-movie-posterDifficile usare un termine diverso da flop per inquadrare l’esordio nelle nostre sale di Independence Day: Rigenerazione, uno dei sequel più attesi della storia cinematografica. Capirete che vent’anni sono tanti, forse troppi, e se non sei più che certo di avere tra le mani una sceneggiatura «monstre», meglio lasciar stare il mito che dorme. Invece, per questioni ovviamente di cassa, il seguito è arrivato, ma ti par strano che ci abbiano messo 4 lustri per propinarci una storia che, a conti fatti, si è rivelata noiosa, priva di qualsiasi sorpresa, tutta effetti speciali, con protagonisti meno espressivi di un nano da giardino. Il risultato del grande ritorno? Un botteghino «normale» da 1.095.630 euro, grazie a 149.210 biglietti venduti e una media schermo (le copie erano 489) di 2.241 euro. Sul risultato ha certo pesato anche la scelta di far esordire il film, in Italia, a distanza di molte settimane dal debutto americano e dei principali paesi europei. Tanto che Anec e Anem avevano fatto, a suo tempo, un comunicato congiunto per protestare contro la decisione della Fox; polemica che era stata ripresa anche sui media americani, in particolare da Variety. Infatti, quello che si temeva era avvenuto nel giro di pochi giorni, con la pellicola comodamente visibile nei soliti siti pirata, sottotitolata a beneficio degli spettatori abusivi italiani. Per carità: non ci stancheremo mai di puntare il dito contro la pirateria informatica, rimarcando il danno fatto a tutta l’economia del grande schermo. Però, tra rete e film «così così», il povero Independence Day 2 ha pagato dazio nei confronti del suo illustre predecessore.

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