Dopo tanto peregrinare stiamo per giungere alla meta e non ne avevamo dubbi. Laura Boldrini, titolare della cadrega più importante alla Camera dei Deputati, invita tutti, anche i maschietti, ad essere ‘femministi’.

Sorvolo sulle tonalità monocordi delle sue prediche e trascuro il malessere che mi provoca quella lamentazione ovattata e raccolta che si manifesta ogni qual volta profferisce parola e diventa (almeno per me) indistinguibile da quella di Concita De Gregorio. Ometto il fatto che questo suo essere ortodossa la faccia risultare inadatta per un ruolo di garanzia visto che su quella poltrona si sono comportati allo stesso modo quasi tutti. E tralascio il fatto che una simile deriva, se ampliata in tutte le sue possibili articolazioni filosofiche, avvalori la tesi della ‘femminilizzazione della società’ portata avanti da uno spirito ribelle come Zemmour.

Ciò che suscita una noia mortale è il suo essere paladina del ‘radicalchicchismo’ approfittando del ruolo. Da funzionaria delle Nazioni Unite si occupava di rifugiati. Lo faceva con passione ma già con palesi venature ideologiche tanto che la presenza costante su tutti i media le garantì una visibilità da portarla dritta in parlamento eletta nelle fila dei nipotini di Stalin.

Ora, adotta gli stessi rituali con strumenti più potenti. Puntuale come i treni del Ventennio (ma sarà poi vera questa leggenda?), appena circola notizia che qualche idiota abbia picchiato una donna o un mentecatto abbia usato violenza su un extracomunitario, arriva in meno di tre minuti il commento della nostra Presidentessa. Commento accompagnato, oltre alle condivisibili note di amarezza per gesti bestiali, anche da moniti di carattere etico, sfumature antropologiche, richiami cripto religiosi, consigli di natura geopolitica e così via. Nulla di grave se non fosse che questo atteggiamento lo reitera su tutti gli argomenti, anche quelli minori, adoperando terminologia ed immagini evocative e lanciando moniti come se a parlare fosse Mosè con le Tavole della Legge.

Dunque, la questione non è che sia adusa a prendere le ragioni delle donne pestate a sangue dai mariti, dei deboli o dei migranti ( … se si limitasse a questo saremmo ancora nell’ammissibile) ma che si ritenga essa stessa paladina di una Legge Universale inconfutabile e perciò da applicarsi sull’intero globo terracqueo. Ecco perché, se interpretata in questo senso, la sua ultima ‘uscita’ (<<dobbiamo essere tutti femministi>>) è da catalogare sotto la dicitura: ‘giacobinismo’.

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