Lavoratori, schiavi del III millennio
Nella stessa giornata l’inventore di WhatsApp ci raccontava dei suoi inizi con soli 10euro e ci invitava ad essere dei self-made man, e i fattorini di Foodora che consegnano a domicilio pasti ordinati attraverso un app del telefonino si ribellavano pubblicamente per le condizioni di lavoro.
Immagine tragica ma chiara del nostro tempo. Da una parte, chi vive ai piani alti ci invita ad essere imprenditori pronti a mettersi in gioco e dall’altra, ragazze e ragazzi, pagati poco, senza copertura per gli infortuni e obbligati a riparare a proprie spese pure la bici, fanno invece la loro piccola rivoluzione proletaria.
Mentre ai piani bassi si sperimenta infatti un’altra verità, l’unica, e cioè che non raramente, gli operai moderni sono servi in balia del proprio padrone, ai piani alti ci dicono che il mondo è bello se ognuno fa da sé.
E suona come una barzelletta anche il fatto che il ministero abbia deciso di inviare gli ispettori nei centri Foodora per verificare le condizioni di lavoro. Una presa per i fondelli bella e buona. Come se non si sapesse che questo è il capitalismo del terzo millennio; come se non si sapesse che tra voucher, cooperative, cottimo finto o reale, Jobs act e mille altre porcherie si è introdotto a dosi progressive un nuovo diritto del lavoro che legalizza uno schiavismo mascherato da progresso.
Perché di questo si tratta! Non entro nelle vicende di Foodora ma è evidente a tutti che la questione, almeno per aziende che hanno queste tipologie di approccio al mercato, non riguarda più i diritti dei lavoratori. Dal loro punto di vista il dilemma è presto sciolto: c’è la crisi? E allora, o ti prendi questo lavoro così com’è, o te ne vai! Che poi nella maggior parte dei casi chiudano un mese o un anno dopo, interessa poco. Tanto apriranno un’altra start-app ed un’altra ancora, e poi un’altra ancora, e con soli 10euro. Ma intanto saranno sulla strada centinaia e migliaia di persone. Perché, è bene ricordarlo, dietro queste iniziative, alcune volte anche geniali, si nascondono sofferenze e pene dei lavoratori e delle loro famiglie. Ovviamente non funziona così per tutte, ma in linea di massima l’organizzazione del lavoro procede lungo binari prestabiliti da contratti capestri che sono simili in tutto il Paese.
In questo modo si fa finta di ignorare che si sta ricreando un proletariato legato con catena al collo e senza neppure coscienza di classe. Perché ognuno è obbligato a pensare per sé. Trattandosi di un capitalismo ancor più cinico di quello del passato, il lavoratore moderno è obbligato ad essere individualista; egoista per necessità. Perché persone che diventano schiave per legge non possono mettersi a sindacare su diritti, stipendi, assicurazioni, contributi! Se fanno fatica a trovare uno straccio di lavoro, figurarsi se possono mettersi insieme e collettivamente fare rimostranze al ‘padrone’. Possono unicamente pensare a salvare per quanto più tempo possibile il loro misero posto. Ecco perché quelli di Foodora non vanno lasciati soli.