L’impressione che si ricava dall’orrido spettacolo di ieri, oltre al pericoloso déjà vu, è una sfiancante ma sottile e furba strategia con l’obiettivo di una generale e totalizzante ‘’distrazione di massa’’. I cori pro-foibe, proprio nella Giornata del ricordo, gli appelli all’antifascismo militante, le parate dei soliti noti rimasti alle parole d’ordine degli anni Settanta (ecco il déjà vu!), sono allucinanti nel tono, inconcludenti nel merito e rischiosi nei possibili esiti sociali.

Se un nigeriano uccide e fa pezzi una ragazza italiana, un suo compaesano spara e ferisce tutte le persone di colore che girano per le strade, e dalla somma di queste due follie vengono fuori manifestazioni antifasciste con cori partigiani, sberleffi e offese ai morti delle foibe, e tutta una sequela di varie amenità, vuol dire che si sta raschiando il fondo del barile senza nemmeno tener conto delle conseguenze.

Perché fare a mazzate con le forze dell’ordine per difendere una democrazia messa in pericolo da una fantomatica ‘marea nera’ è fatto liminare alla patologia clinica più che al regolare e ordinario dibattito politico. E verrebbe voglia di chiedere a lor signori quali libri leggano, che musica ascoltino, quali interessi abitino le loro giornate rivoluzionarie. Ma poi, per non deprimerci ulteriormente, decliniamo, perché abbiamo ben presente cosa circoli, o meglio non circoli, nelle loro menti obnubilate.

424764-thumb-full-piacenza_antifa_10feb2018

Questa distorsione della realtà accade perché tali agitatori sociali lambiscono il problema reale, quello di una immigrazione deregolamentata e letale sia per noi che per chi arriva da terre lontane e viene trattato come una bestia, mentre esaltano e ingigantiscono questioni correlate che possono essere serie – come quelle relative all’incremento reale di una certa intolleranza da parte degli italiani rispetto al caos generalizzato – ma ponendole al centro e come premessa di qualsiasi altra tematica pubblica.

Risentire cori che inneggiano ai comunisti di Tito e a favore delle foibe, seppur stornellati solo da poche decine di imbecilli, non ci mette al riparo da una deriva pericolosa che è quella di impantanarci in un dibattito ideologico in assenza di ideologie; in un dibattito comunismo-fascismo in assenza di entrambi. Uno scontro, insomma, sul nulla cosmico che si effonde come una esalazione fetida e maleodorante e che contamina ogni spazio di discussione. Perché, seppur a prendere le distanze da quegli imbecilli sono in tanti, …epperò le pagine dei quotidiani, le televisioni e i politici non stanno facendo altro che ritornare sullo stesso argomento, rendendo implicitamente centrale e prioritaria tale faccenda e i suoi riverberi.

Nelle ultime settimane, infatti, una già deprimente e frivola campagna elettorale si sta strutturando intorno a questioni impercettibili se lette nella loro giusta dimensione. E questo accade, come dicevo all’inizio, perché probabilmente la complessità dei problemi del nostro tempo (globalizzazione, crisi economica, diritti del lavoro, diritti sociali, sicurezza, immigrazione, terrorismo, islam) non può essere affrontata con la dovuta segmentazione e fatica da forze politiche e mondi culturali che, altresì, preferiscono lo scontro fanciullesco e stolto tra opposti estremismi alla disamina attenta, scrupolosa ma soprattutto oggettiva .

L’attuale classe dirigente, deviando dai percorsi analitici e interpretativi principali, non solo ritarda o annulla completamente la possibilità di soluzioni ai non pochi problemi, ma concorre a riportare il nostro Paese in una strettoia fatta di odio intestino che non risolve nulla ma anzi rende ancora più cattive le condizioni attuali, che sono già pessime.

Ecco, mentre ci balocchiamo in tutto questo, tra saluti di vario genere, bandiere rosse e nere, ‘Bella Ciao’ e ‘Brutta Addio’, il mondo va avanti senza di noi. E prima o poi ci presenterà il conto come già sta avvenendo per la questione dei flussi migratori.

E noi siamo ancora al tempo dei guelfi e dei ghibellini!

Tag: , , , ,