Fertili dopo la chemio, ora è possibile
Da Genova una bella scoperta: si è visto che il farmaco che blocca la produzione di ormoni dell’ovaio – utilizzato per curare il cancro al seno ormono-dipendente – ha la facoltà di preservare più a lungo la fertilità nelle donne che fanno chemioterapia.
Lo studio, pubblicato oggi sulla rivista Jama, è stato coordinato dall’Istituto tumori genovese: il fatto di “addormentare” le ovaie prima di sottoporre una paziente a chemioterapia (che, come è noto, accelera la distruzione degli ovuli) preserva la funzione riproduttiva.
Il “mettere a riposo” le ovaie con l’aiuto di un farmaco, la triptorelina (ormone analogo dell’Lhrt) evita la menopausa precoce che ora si verifica in quattro pazienti su dieci.
“Il tumore del seno colpisce sempre più precocemente, 6 volte su 100 prima dei 40 anni” ha affermato Lucia del Mastro, dell’Ist di Genova. In Italia sono 2.300 donne l’anno e in casi come questi “è fondamentale salvaguardare la loro possibilità di diventare madri”.
Lo studio è stato condotto dal 2003 al 2008 su 281 donne in 16 centri del Gruppo Italiano Mammella (Gim). “Fra le donne che hanno sospeso farmacologicamente la funzione dell’ovaio, al termine delle cure soltanto l’8,9% è entrata in menopausa precoce rispetto al 25,9% di chi non aveva assunto triptorelina, (la differenza è del 17%) – ha illustrato Marco Venturini presidente dell’associazione italiana di oncologia medica e uno degli autori del lavoro – Dopo le cure tre di queste donne sono rimaste incinte e hanno avuto un figlio”
Venturini precisa che questo sistema non esclude ma affianca la tecnica del congelamento degli ovuli indispensabile anch’esso prima di sottoporsi a chemioterapia. “Addormentare le ovaie non preserva al 100% la fertilità – sottolinea – ma aumenta le possibilità di avere un ciclo mestruale normale dopo le cure antitumorali”. Possibilità che variano in base a diversi fattori, dal tipo di chemioterapia all’età della paziente.
“La somministrazione dell’analogo dell’ormone Lhrh, in donne con tumore alla mammella non ormonosensibile, può diventare standard subito”è certo Venturini.