Mi scuserete, quello che sto per raccontarvi non c’entra con gli argomenti del blog, ma forse a qualcuno è utile lo stesso. Stavo curando le piante del mio piccolo  balcone (cittadino) –  occupazione che mi coinvolge sempre più – quando mi è arrivata una telefonata dalla banca. In verità ho chiamato io, in banca, dopo aver trovato tre chiamate non risposte nel giro di pochi minuti e un messaggio imperioso:  “Contatti subito il signor taldeitali” (il direttore dell’istituto). “Signora, ci è tornata indietro la sua nuova carta di credito, era all’ufficio postale e lei non l’ha ritirata”. Esatto, non l’ho ritirata (la verità è che non ero certa di volerla ancora, quella carta, per questo l’ho lasciata “in giacenza” dal giorno in cui ho saputo che mi avrebbe aspettato all’ufficio postale, ossia dal rientro dalle ferie).

  Ma ora ne sono sicura: non la voglio più. E ringrazio il mio balcone.

 In genere mi servo della card solo quando vado all’estero. Lo scorso agosto, quando ero in Andalusia,  con la tessera magnetica avevo pagato alcuni  pedaggi in autostrada e una cena a Valencia a base di paella (davvero squisita!).  A una settimana da quelle spese, un messaggio sul telefonino mi avverte di un  nuovo esborso (1 euro) registrato a Madrid, dove non ero stata. Certo, la cifra era irrisoria, ma il messaggio era chiaro sia a me che e all’operatore del numero verde a cui mi ero rivolta per bloccare il circuito, significava che la carta di credito era stata clonata.

 Naturalmente ho dato la colpa al ristorante, “del furto non potevano esser responsabili le autostrade spagnole” mi dicevo. Mi sbagliavo: una volta rientrata in Italia, ho appreso (per caso, da un conoscente a cui era capitata la stessa cosa) che quel sistema di prelevarti un euro è prassi delle autostrade spagnole che così verificano la disponibilità di denaro. E lo fanno senza avvertirti e ti restituiscono anche l’euro senza dirtelo…!

 Ma, credetemi, non è per questo che non voglio più avere a che fare con la carta…

 Stavo potando le mie pianticelle, una era tramortita dal troppo caldo, un’altra era appena spuntata, un vasetto intriso di erbacce mi aveva incantato perché ci avevo trovato in mezzo un rametto con in cima un peperoncino tondo come un pomodorino (“da dove sarà arrivato – mi chiedevo – se prima dell’estate avevo piantato i peperoncini da tutt’altra parte e con la classica forma allungata..?”)

 Riflettevo: questo balcone assomiglia alla vita, a volte c’è troppa acqua, a volte pochissima, altre volte ancora la siccità è totale. Capitano le tempeste ma ci sono anche le condizioni giuste, di temperatura e di concime. C’è la pianta che muore e quella che nasce. Ci sono le stagioni. C’è un ciclo continuo, quasi ritmato, ma ci sono anche i miracoli e le sorprese. Mi affeziono al ciclamino che muore, mi dispiace che non ci sia più ma, in verità, poi spunta dell’altro…

Ecco: il mio balcone racconta la verità, la carta di credito di credito racconta bugie, (ti fa spendere i soldi quando ancora non li hai, ma questo è un altro punto ancora), se fossi stata a Valencia sarei andata a colpo sicuro ad accusar di furto il ristoratore…

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