Voilà, ecco la copia della somatostatina
Dedico questo post ai malati di cancro che mi stanno leggendo e a quelli che mi leggeranno. Lo dedico anche ai miei amici che non ci sono più, morti di tumore. A Consy, a Soleana, a Elio. E anche ai miei colleghi Giorgio e Titta. A Titta che scriveva che “i giornali illudono i malati di cancro”, che fanno “titoli sensazionalistici” e pubblicano notizie di cure e ritrovati che di fatto non esistono.
Perché questa dedica? Perché lo studio di cui parliamo oggi – segnalatomi dal lettore Ivano – è una bomba per chi vuole conoscere le proprietà della somatostatina. Quel farmaco che il professore Luigi Di Bella usava per fermare i tumori negli anni Settanta e che gli oncologi di oggi prescrivono in caso di diarrea acuta (Maurizio Cantore, ospedale di Massa e Carrara) o solo per trattare un raro tumore neuroendocrino (come è scritto nel bugiardino). E che negli anni Ottanta venne tolto dalla fascia A “perché non è autorizzato contro tutti i tumori” (Silvio Garattini, Mario Negri) e perciò e contemporaneamente, il ministro di quel periodo, Rosy Bindi, ne fece lievitare il prezzo da 16mila a 516mila lire la confezione.
Ebbene, ora si è visto che un analogo sintetico della somatostatina MIA-602, in vitro, spegne la vitalità di nove linee cellulari di tumore mammario. L’effetto della molecola è talmente dirompente da far dire agli studiosi che “indipendentemente dalla positività recettoriale delle cellule di carcinoma mammario se ne suggerisce l’impiego anche nel trattamento del cancro triplo negativo” (ossia quello che non esprime i recettori per gli ormoni femminili o per la proteina Her2, insomma il più aggressivo).
La ricerca bomba è stata pubblicata sull’International Journal of Oncology nell’ottobre 2011 e tra gli altri porta la firma del premio Nobel Andrew Victor Schally. Eccola. Visto che è molto tecnica l’ho lasciata commentare a un oncologo estraneo al metodo Di Bella. Si chiama Alfredo Addeo lavora a Lincoln in Inghilterra, ha 34 anni e ha approfondito la specialità all’estero pubblicando diverse ricerche.
Ecco il suo intervento:
“Il tumore della mammella ‘ triplo negativo’ è sicuramente quello con prognosi peggiore. Sono in corso molti studi per cercare di trovare un trattamento farmacologico adeguato per migliorare la sopravvivenza delle pazienti colpite da questo male.
In questo contesto la ricerca è interessante dove si esplora la possibilità di un nuovo GHRH antagonista (antagonista del fattore di crescita) che sembrerebbe inibire la proliferazione in vitro di cellule di tumore mammario triplo negativo almeno nelle 9 linee cellulari isolate. Il dato interessante è nell’identificazione di diversi recettori che potrebbero essere usati come target per nuove terapie. Tali recettori potrebbero essere testati nelle pazienti triple negativo per mettere a punto farmaci più efficaci.
Va aggiunto che un possibile limite di questa ricerca è che si tratta di uno studio in vitro e per questo potrebbe non rispecchiare il reale habitat nel quale il tumore nasce e cresce. Non sono quindi dati da prendere come vangelo o come dimostrazione di efficacia certa, ma sono sicuramente un primo passo verso qualcosa di nuovo.
Sarebbe bello che questo progetto continuasse e non restasse una pubblicazione isolata. Sappiamo tutti che per fare progressi in ambito scientifico servono i fase I, i II e poi I fase III sui pazienti veri e per fare ciò occorrono organizzazione, tempo e denaro; cose non sempre disponibili. Sarebbe bello vedere un progetto scritto da questi colleghi, approvato e sponsorizzato dalla ricerca nazionale italiana , magari con soldi AIRC (associazione italiana per la ricerca sul cancro), per portare la ricerca da dove è, completamente o quasi in mano alle case farmaceutiche, a dove dovrebbe essere: a servizio dei malati”.
Per concludere vi riporto il parere di Giuseppe Di Bella, che usa da sempre la somatostatina per bloccare la proliferazione di tutti i tumori:
“Da questa ricerca emerge il ruolo centrale che l’ormone della crescita GH ha in tutti i tumori. Quando c’è l’ormone GH c’è sempre la proteina ad esso correlata che favorisce il rilascio di GH, ossia che ne promuove la crescita con potenza. In questa ricerca non è usata la somatostatina ma un inibitore di sintesi, la sequenza degli aminoacidi è differente, così si è creata una molecola nuova e brevettabile.
Quanto all’efficacia c’è la stessa differenza che passa tra l’acidoretinoico e la fenretinide, il primo è naturale, il secondo è ottenuto in laboratorio, il primo è più potente, il secondo ha una potenza attenuata. Con la Fondazione Di Bella e alcuni istituti di ricerca universitari stiamo conducendo uno studio sulla proteina del GH, stiamo vedendo che GH e proteina ad esso associata sono espressi proporzionalmente nei tumori più aggressivi”.