La notizia di oggi è chegli oncologi di tutto il mondo stanno per chiedere un’azione globale per salvare milioni di persone che muoiono di cancro. Il 4 febbraio (giornata mondiale contro il cancro) gli oncologi lanceranno un appello ai governi “perché prendano misure urgenti per contrastare il drammatico aumento dei malati di tumore”.

Il documento sarà pubblicato su cinque giornali europei: International Herald Tribune, El Pais, Le Monde, La Repubblica, Neue Zürcher Zeitung e sarà discusso in un articolo su The Lancet. L’appello è frutto del World Oncology Forum che, sotto l’organizzazione della European School of Oncology (ESO), ha riunito lo scorso ottobre cento esperti di oncologia per elaborare “una strategia per ottenere la riduzione della mortalità mondiale di cancro del 25% entro il 2025, obiettivo posto nel 2012 dall’Assemblea Mondiale della Sanità”.

Si unisce al coro degli oncologi anche Umberto Veronesi, il quale è però più ottimista: “Nei prossimi 40 anni saremo vicini alla guarigione totale perché negli ultimi 40 anni abbiamo quasi raddoppiato la curabilità dei tumori. Certo,- riconosce Veronesi – ci sono molti tumori, come quelli del seno, che guariscono nel 90% dei casi, e pochi altri per i quali siamo ancora pressochè impotenti. Proprio in ragione della complessità della malattia, la lotta contro il cancro da oggi non potrà che essere, non solo medica e scientifica, ma anche sociale, culturale e politica. Ovvero – chiarisce con esempi – che i governi migliorino le condizioni di salute rimuovendo le cause tumorali conosciute, tipo l’amianto, che abbassino i ticket per permettere una prevenzione su larga scala, che si adoperino a distribuire le tecnologie e le conoscenze anche nei Paesi del Terzo Mondo”.

Riflessione: se il cancro non si scopre subito, un malato ne esce sconfitto. Veronesi da anni insiste sul’importanza della diagnosi precoce (ma che non sia solo quella a base di raggi!), forse si è accorto che quando ci sono metastasi in giro chemio e anticorpi non fermano l’avanzare del tumore? Dietro la sua chiamata alle armi (lotta sociale, culturale e politica) è chiaro il riferimento all’impotenza della medicina. E allora? Si coinvolgano i governi. 

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