Cari amici del blog,

in attesa di riprendere il filo delle nostre discussioni condivido con voi l’emozione più intensa di questa mia estate.

Ho visto le balene affiorare e immergersi a pochi metri da me, le ho sentite respirare due, tre, quattro volte.  Al largo dell’isola di Skye, sul fronte nord occidentale della Scozia.

L’uomo di mare che ci ha condotto sul battello di avvistamento era certo che le avremmo incontrate, assieme a una colonia stanziale di delfini, alle foche, ai pinguini e ai cormorani. Le balenottere Minki-whale attraversano quel tratto di mare del Nord, da aprile a ottobre, affatto disturbate dall’imbarcazione che accende e spegne il motore lungo il loro tragitto.

L’attesa è di pochi secondi, il silenzio si riempie di un inspiro profondo, pieno. E poi dall’espiro, ancora più potente.

Forse il cielo di Skye è così bello perché entra nella pancia delle balene e ne riesce passando tra soffi e spruzzi.

 È solo l’emozione di un attimo, mi dico. Vero. Ma anche un giorno inizia e finisce in un istante. E quando vuoi stringere il tempo di una vita ti  pare di acchiappare la scheggia di una saponetta.

Poi, però, quando ho provato a chiudere gli occhi e a concentrarmi ho ritrovato la stessa vibrazione dentro di me.

Per questo, prima di dare il là a qualche discussione, vi lancio una domanda pretenziosa: cosa c’è dentro di noi?

 

 

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