Considerate se questo è un uomo
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane ( la sua salute )
che muore per un si o per un no.

(Primo Levi)

Nella foto c’è Sandro Biviano, malato di distrofia muscolare, da mesi accampato davanti al Parlamento per chiedere una cura compassionevole, oggi crocifisso davanti allo stesso Parlamento.

Protesta perchè non ci sarà alcuna sperimentazione per verificare l’efficacia delle staminali mesenchimali note come metodo Stamina. Protesta perchè il nostro Paese se ne infischia di lui e di quelli come lui.

Poco importa che queste cellule abbiano alleviato sintomi di malattie importanti senza provocare morti come invece è accaduto con le staminali – autorizzate – preparate nella cell factory del San Gerardo di Monza.

In barba al Parlamento italiano che si è espresso all’unanimità (con decreto del marzo scorso convertito in legge in maggio) a favore di una sperimentazione e stanziando 3 milioni di euro, un Comitato di Salute Pubblica ha deciso per tutti: niente verifica alla luce del sole, niente arruolamento di pazienti a beneficio dei malati che verranno.

Ricordiamo che il Comitato in questione era stato nominato per progettare la sperimentazione e non per affossare la democrazia. Ma il potere è il potere e il mito ci ricorda che tutti i Prometeo che si azzardano ad aiutare gli uomini finiscono male.

A porte chiuse, 13 scienziati hanno informato il nostro ministro della salute, Beatrice Lorenzin, che ci sono delle criticità insormontabili.

Il testo è firmato da un anonimo direttore generale su carta intestata del Ministero della salute. (A firmare troppe carte si rischia di essere sbugiardati. L’autorizzazione alle cure compassionevoli a Brescia venne firmata da Carlo Tomino dell’Aifa e ritrattata da Luca Pani dell’Aifa).

Dunque Stamina è bocciata per:

1) “inadeguata descrizione del metodo”

2) “insufficiente descrizione del prodotto”

3) “potenziali rischi”.

I punti 1 e 2 si sarebbero risolti dialogando, invitando i diretti interessati a spiegare. E in caso di incomprensione pretendendo ulteriori delucidazioni. Come si può pensare di prendere una decisione così importante per il Paese a quattrocchi? A porte chiuse?

Vediamo i potenziali rischi. Si legge testuale: “Mancanza di un piano di identificazione, screening e test dei donatori, con conseguente esclusione della verifica del rischio di malattie da agenti trasmissibili (HIV1, HIV2, HBC, HCV ecc.)

Dobbiamo pensare che il direttore generale, i 13 scienziati e il ministro Lorenzin attribuiscano incompetenze così pesanti agli Spedali di Brescia, accusando lo staff medico di lavorare con i piedi (fare trapianti di midollo senza i dovuti test sui donatori, nè controllare che vi siano malattie e infezioni) senza far chiudere l’ospedale?

Pur di sbarazzarsi di Stamina, ci si dimentica di dover apparire intelligenti!

Non è finita. Si allude al rischio grave di encefalomielite “dovuto anche al fatto che il protocollo prevede somministrazioni ripetute”, al rischio “di iniezione di materiale osseo a livello del sistema nervoso non essendo prevista la filtrazione delle sospensioni ottenute dal materiale di partenza (carota ossea)”.

Ecco come replica, allibito, Marino Andolina, immunologo e pediatra, il primo a eseguire i trapianti di midollo sui bambini negli anni Ottanta: “L’obiezione che non filtriamo le cellule ė assurda. Utilizziamo una sospensione cellulare assolutamente pura, laviamo le cellule da 6 a 10 volte in un mese. E non abbiamo detto di controllare il sangue dei donatori perchè si dà per scontato in qualsiasi ospedale serio”.

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