La notizia di ieri è una doccia gelata, di quelle vere. Annullamento delle condanne nel processo Eternit per prescrizione.

Non c’è giustizia. Eppure sono state migliaia le vittime dell’amianto, gli operai e alcuni loro familiari, che hanno respirato le polveri bianche nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale Eternit dal 1966 al 1986. Morti di cancro (mesotelioma pleurico) a 40 o 50 anni.

La Cassazione ha prescritto il reato di disastro ambientale doloso chiesto dalla Procura di Torino per il responsabile, il magnate elvetico Stephan Schmidheiny che, nel 2013, la Corte di Appello condannò a 18 anni di reclusione e a pagare 89 milioni di euro di indennizzi.

Polverizzata la condanna e pure i risarcimenti.

Mille persone, le parti civili costituitesi al processo, ieri hanno affollato l’aula del tribunale romano e dopo la doccia gelata – quella vera – hanno urlato “vergogna, vergogna”.

Se il maxi processo è sfumato, sono ancora aperti altri due filoni dell’inchiesta, quelli per omicidio (sia per la morte di 213 lavoratori che per i dipendenti italiani dei siti produttivi all’estero).

Nel frattempo vi lascio leggere la ricostruzione della vicenda e il bel commento scritto da Michele Brambilla ( ex vicedirettore de il Giornale e ora della Stampa ) su la Stampa di oggi. Cliccate qui.

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