“Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se questa [la carognata] non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno“. (Juncker).

Il metodo Juncker, qui teorizzato, ha contagiato anche l’allarme meningite. Vediamo come.

 

Meningite, epidemia mediatica 

Abbiamo assistito, negli ultimi mesi, a una martellante esposizione di notizie sulla meningite. I casi sono stati urlati al telegiornale fra i titoli d’apertura, talvolta lo stesso episodio veniva ripetuto, altre volte si trattava di falsi allarmi.

La paura però è irrazionale e in questo caso fa pensare alla morte…

Di fatto non vi è nulla di nuovo rispetto agli altri anni (ad eccezione per la Toscana, dove è emersa una crescita approssimativa di una decina di casi in 10 anni). Controllate voi stessi l’andamento delle infezioni batteriche. Qui il rapporto Iss aggiornato al novembre 2016. Nell’ultimo anno 178 italiani hanno contratto la meningite da meningococco. Di questi 38 erano in Toscana. Ma le infezioni da pneumococco sono assai di più (940 e 1.256 l’anno prima). Non solo. In Lombardia ce ne sono state 534, in Piemonte 211 ma a queste centinaia di malati non è stato dedicato neppure un trafiletto sui giornali. 

Forse, perché si muore di più per il meningococco? Appena di più. Leggete qui. La mortalità da pnemococco è del 10% (98 decessi su 940) quella da meningococco è del 12% (21 su 178 malati) che sale però al 23% nei casi di meningococco C (13 su 51 malati).

Per dare un’idea, i morti da incidenti stradali sono stati 3.419 nel 2015 come evidenzia Eugenio Serravalle nell’ottima analisi “Qualcosa di certo sulla meningite“.

 

Falso allarme, chi è responsabile? 

L’esposizione mediatica della meningite ha fatto salire alle stelle le richieste dei vaccini. Ma ha anche messo a dura prova i pronto soccorso. A Nola, per non chiudere le porte in faccia anche a chi aveva una semplice influenza, i malati sono stati adagiati a terra. Le telecamere hanno ripreso camici bianchi inginocchiati, un momento di compassione che è stato subito mistificato: invece di levarsi il cappello davanti a medici e infermieri eroi – e ragionare su come vengano utilizzate le risorse in sanità (si acquistano vaccini a go-go e si lesina su lenzuola e barelle) – la Asl napoletana ha sospeso dal servizio i tre direttori responsabili del pronto soccorso. Colpevoli di che? Si sono forse giocati a poker i letti del reparto? 

Infine, ragioniamo su come vengono diffuse le notizie. Non è mai accaduto che un ospedale – la sua direzione o l’ufficio stampa – informino giornali e tivù delle prognosi riservate dei ricoverati con febbre alta. Non si fa, non s’è fatto mai. Le fonti sanitarie sono tra le più abbottonate e quando si verifica una “fuga” non autorizzata dall’ufficio competente o dalla direzione, scatta il provvedimento nei confronti della gola profonda. Eppure, per la meningite, le regole sono state infrante. Il giorno che lo sfortunato quarantasettenne di Napoli si è presentato in ospedale con 40 di febbre, le tivù già gridavano “all’ennesimo caso di meningite” (neppure sospetta, peraltro). Invece, l’uomo era malato di cuore ed è morto. Cliccate qui. Proviamo a immaginare i dialoghi al pronto soccorso. Non si scopre, subito, che il malato è cardiopatico? Come avviene un triage ai tempi del meningococco? Senza domande sullo stato di salute ma con l’urgenza di chiamare i giornalisti? E chi risponde di questo reato di violazione di privacy e di procurato allarme?

Non è stato l’unico caso. Una maestra di Roma è morta per una meningite provocata da Escherichia Coli. Ma il nome del batterio è rimasto sconosciuto ai media per giorni. Già. Non esiste un tipo solo di meningite, ce ne sono parecchie. Poteva essere l’occasione per spiegare che ogni batterio, tossina o fungo può provocare un’infezione, anche mortale. E che non esiste un vaccino per tutte. E si sarebbe visto – numeri alla mano – che si tratta di malattie rare. Come si prevengono queste forme? Con quali attenzioni ad esempio nell’uso di antibiotici? Invece, niente. Il vuoto.

Nelle ultime ore si sono rivelate false meningiti anche quelle del ragazzo piemontese e della bimba di Bari. Cliccate qui e qui. 

Sospetto: le nostre istituzioni non hanno interesse a informare correttamente, altrimenti non avrebbero scelto Bebe Vio, l’anima nobile di una ragazza caparbia, come testimonial del vaccino anti-meningite. Per prima cosa: quale vaccino? Non ci è dato sapere. Il messaggio buono per il gregge deve essere meningite=vaccino. Ma una ragazza che ha già contratto la malattia che si vaccina a fare? Un richiamo? Un vaccino contro tutti gli altri tipi? Le pecore non fanno domande…

Eppure fra gli argomenti di interesse generale ci sono proprio i vaccini. Dei 29 toscani che si sono ammalati nell’ultimo anno, 12 erano vaccinati contro lo stesso ceppo che poi hanno contratto, il C – cliccate qui – se ne deduce che in 12 casi su 29 la pratica ha fallito. Però si racconta che chi si vaccina sopporta meglio il decorso della malattia. E la prova scientifica? 

E dei più numerosi casi di pneumococco quanti erano vaccinati? (Qui il vaccino è ben più datato, 2004. Il dato non è ancora (!) pubblico ma gli amministratori toscani che stanno progettando di rendere obbligatorio anche l’anti-pneumococco per ammettere i bambini all’asilo, potrebbero, o dovrebbero, scoprirlo).

 

La gaffe di Pregliasco 

Un fatto curioso. Il virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco, in un’intervista al mio Giornale, ha dichiarato che: “I portatori sani di meningite (che in genere sono fra il 5 e il 10% della popolazione), in Toscana sono arrivati al 40%”. Peccato che un’indagine svolta dalla Regione Toscana, appena divulgata, abbia svelato altri numeri: il 2,5% è portatore di meningococco e lo 0,1 portatore del tipo C. Cliccate qui. 

Ps. Si consideri che l’essere portatori di batterio è una situazione temporanea.

Quando abbiamo chiesto ragione del numero spropositato, il professor Pregliasco ci ha risposto che “erano dati preliminari diffusi a un convegno a Cecina”. Però nell’intervista la percentuale era data per certa. E chi era presente al convegno non ricorda di aver sentito quelle parole. Dunque? Il virologo ha promesso di mandarci le prove.

Nell’attesa ci chiediamo: come mai un professore come Pregliasco non si preoccupa di perdere la faccia facendo dichiarazioni avventate? E come mai le direzioni sanitarie di un gran numero di ospedali non si preoccupano di violare ripetutamente privacy ed etica?

 

I migranti non si ammalano 

Fra i dogmi che noi del gregge dovremmo imparare ad accettare, senza ruminare, c’è quello che i migranti che arrivano in Italia: 1) non sono ammalati, 2) non si ammaleranno mai. Leggiamo le parole di Roberto Burioni, virologo del San Raffaele, rilasciate al Corriere della Sera. I casi di meningite sono dovuti all’afflusso di migranti dall’Africa? Risposta: “È una menzogna senza senso. In Europa i tipi predominanti sono il C e il B mentre in Africa i tipi di meningococco più diffusi sono A, W-135 e X”. Peccato che il sito dei Cdc riveli altro. Nell’Africa sub-sahariana la meningite è endemica, periodicamente si verificano epidemie corpose (l’incidenza può raggiungere i 1000 casi su centomila abitanti, altro che il nostro 0,1 su centomila nella fascia più colpita dai 10 ai 14 anni). Sentite: “Il sierogruppo A è stato responsabile del 90% delle infezioni. Con l’introduzione del vaccino, dal 2010, nelle aree di vaccinazione i sierogruppi dominanti sono diventati il C e il W“.

Insomma, tutti si possono ammalare (e le malattie non sono più considerate una colpa dal Medieovo in poi) e pretendere di rassicurare del contrario è davvero offensivo. Per Burioni chi ha la pelle nera non può essere portatore del ceppo C. “È impossibile – assicura il prof – che gli immigrati abbiano qualcosa a che fare con l’aumento di meningiti in Toscana, chi racconta queste cose è certamente un somaro ignorante”. Invece per Pregliasco il 40% di chi parla la lingua di Dante è portatore di meningococco.

 

Avremo altri esperti al di fuori di Burioni: dissensomedico.it

Vi ho proposto l’articolo che il pediatra Eugenio Serravalle ha appena divulgato su Assis. Leggetelo perché offre una panoramica precisa e documentata sulle malattie batteriche. A chi crede che non esistano medici esperti di vaccini oltre a Burioni, suggerisco anche il nuovo sito dell’infettivologo Fabio Franchi, Dissenso in medicina, qui. Franchi ha recensito il libro del virologo del San Raffaele, in nove pagine. Ma è solo l’inizio: promette altre dieci puntate.

Per Franchi il 95% delle affermazioni contenute nel libro è ben lontana dall’idea di Scienza proclamata dall’autore. Cominciando dalla celebre frase La scienza non è democratica: tutti potrebbero avere torto ed uno solo ragione. “È avvenuto spesso nel corso della storia della scienza – commenta Franchi – Quindi potrebbe avere torto anche lui, ma di questo non dimostra di avere il benché minimo sospetto”.

Dalla credenza che il vaiolo sarebbe stato debellato solo dal vaccino e invece colpiva in egual misura vaccinati e non vaccinati, (vedi fonte citata) alla considerazione che la Scienza è democratica perché è aperta. “Ognuno può e ha diritto di controllare tutto quello che la riguarda, dati e ragionamenti. A nessuno è preclusa alcuna verifica. Come si può capire chi ha torto e chi ha ragione se vi sono tesi contrastanti? Utile sarebbe il confronto, ma nel caso dei vaccini, il confronto è sistematicamente rifiutato (definendo ciarlatano l’interlocutore che non piace). Va anche detto che la medicina segue regole probabilistiche, quindi spesso si deve concludere esprimendo il grado di probabilità con cui un determinato evento debba realizzarsi”. Dal fatto che i vaccini entrino sul mercato senza ricerche di anni in doppio cieco e che studi di qualità superiore dimostrino scarsi o nulli vantaggi per i vaccinati, all’autismo, con importanti chiarimenti sul caso Wakefield. “Il lavoro apparso su Lancet non volle stabilire una correlazione fra vaccinazione e autismo, la ritrattazione da parte di alcuni autori fu la ritrattazione di un’interpretazione, una scempiaggine che può essere spiegata solo con una forma di ricatto nei confronti dei ricercatori”.

E ancora: Wakefield fu accusato di conflitto interessi per aver messo a punto un vaccino alternativo. Di fatto il medico aveva lavorato “a un supplemento nutrizionale, presente in natura, e il brevetto apparteneva all’università”.

Leggete Franchi, consultate la bibliografia citata e fatevi la vostra opinione sui vaccini. 

Ps. è delle ultime ore la notizia che Donald Trump avrebbe nominato Robert Kennedy a presiedere una commissione sui vaccini: “Il presidente eletto ha alcuni dubbi sulle attuali politiche seguite in materia di vaccini e mi ha posto domande al riguardo”. Vedremo gli sviluppi. Qui.

Tabella sull’epidemia di vaiolo del 1900: il 95% degli ammalati aveva fatto il vaccino. Qui.

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