Terremotati. Alias dimenticati. Dopo un anno, tre mesi e sei giorni.

Guardate le fotografie scattate ad Amatrice il 2 novembre. Il giorno dedicato alla memoria dei defunti.

“Uno scempio – scrive un lettore – ci sono decine e decine di bare accatastate sotto un telone, le lapidi alla rinfusa altrove. La situazione è ancora così oggi, 29 novembre: ci si chiede se verranno riposizionate correttamente…”

Nessuna pietà per i morti e neppure per i vivi. Perché il cimitero è crollato definitivamente qualche mese fa, “sarebbe bastato intervenire in tempo ragionevole, con una spesa modesta ed evitare di mancare di rispetto ai nostri morti”.

 

Dalle tombe sparpagliate alle macerie per strada.

“Il centro storico è ancora raso al suolo, tutto transennato ma ciò che è incredibile è che le macerie sono ancora sul posto, dopo un anno, tre mesi e sei giorni”.

Cumuli alti due metri, sono i resti di edifici, dalla chiesa alla scuola alla caserma della Forestale, in briciole. “Abbiamo perso amici e parenti (solo ad Amatrice 230 morti), oltre al dolore ora sopportiamo lo strascico della noncuranza…”.

La splendida chiesa di Sant’Agostino, monumento trecentesco, ebbe un cedimento dopo la prima scossa del 24 agosto ma crollò definitivamente in ottobre (il campanile con l’orologio rimasto fermo sull’ora della prima scossa è invece ceduto in gennaio).  Non si sarebbe potuto metterla in sicurezza per tempo?

Risuonano beffarde le parole pronunciate dal premier Gentiloni, il 24 agosto scorso, a un anno dal sisma. “Errani ha fatto un ottimo lavoro”. Vasco Errani è stato commissario per una ricostruzione che non ha fatto. “Dov’è l’ottimo lavoro? si chiedono i cittadini.

Già, dov’è? Abbiamo chiesto anche noi al sindaco.

 

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