È uscito ieri l’ultimo libro della giornalista Giulia Innocenzi, Vacci-Nazione (Baldini & Castoldi). Va detto che non si tratta di un’inchiesta contro i vaccini. “Ma di una critica a questa politica sanitaria che impone 10 vaccinazioni obbligatori e ne raccomanda altri 4” precisa l’autrice.

Il volume affronta i temi più dibattuti degli ultimi mesi: se l’obbligatorietà potrà convincere gli scettici e contribuire ad alzare le coperture vaccinali (a proposito l’ Oms è contraria all’obbligo); quali fake news hanno confuso l’opinione pubblica, da quelle divulgate, ingenuamente o intenzionalmente, dal ministro Lorenzin – come i 220 morti di morbillo in Inghilterra che non ci sono stati o il fatto che molti stranieri abbiamo rinunciato alla gita a Gardaland perché impestata dal morbillo (circostanze smentite dalla direzione del Parco e dall’affluenza) – a quelle che circolano sul web; dalle case farmaceutiche ai conflitti di interesse, dalla farmacovigilanza ai danneggiati da vaccino. Fra questi ultimi si distingue il dramma di Giada Varani, la dodicenne di Ravenna morta tre anni fa in seguito a una crisi epilettica provocata da un’encefalite post-vaccinica.

“Giada è uno dei 630 casi riconosciuti dal Ministero e risarciti grazie alla legge 210 del 1992. Ci si chiede se questa tragedia si sarebbe potuta evitare con una farmacovigilanza adeguata – osserva Giulia Innocenzi – Giada aveva sempre avuto reazioni anomale alle vaccinazioni e la febbre molto alta. Il trivalente morbillo, parotite, rosolia le provocò l’encefalite”.

 

Come distogliere l’attenzione dai conflitti di interesse guardando al dito e non alla luna.

Il Fatto Quotidiano ha riportato un ampio stralcio del libro della Innocenzi, quello riferito ai presunti conflitti di interesse del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi. Ricciardi ha partecipato alla stesura del piano nazionale vaccini, ha contribuito a realizzare il decreto legge sull’obbligo vaccinale pur avendo prestato consulenze per aziende che producono vaccini – da lui stesso dichiarate – fra le quali spiccano quelle per i vaccini anti meningococco B, anti pneumococco e anti papilloma.

Ma chi presiede l’Istituto superiore di Sanità e raccomanda la bontà delle vaccinazioni può ricevere denaro dalle aziende che producono vaccini?

Chi svolge un ruolo nella Sanità pubblica, a tutela dei malati, può lavorare fianco a fianco con quei privati che stringono affari col pubblico?

No, certo che no. Ma anche se esistesse un cavillo tale da rendere possibile un presunto conflitto di interessi, sarebbe buona cosa dichiararlo alle decine di migliaia di famiglie che si apprestano a vaccinare i figli, chi in buona fede, chi sotto ricatto.

Ricordiamo che l’antimeningococco B è stato valutato dai ricercatori dell’Istituto superiore di Sanità “carente di studi”, cliccate qui da pag 26 a 29. Nonostante ciò, Ricciardi lo ha sempre raccomandato.

Giulia Innocenzi ha documentato i presunti conflitti di interesse di Ricciardi. Leggiamo:

“Nel luglio 2014 Ricciardi è stato nominato commissario straordinario del principale ente di ricerca sulla sanità in Italia e, un anno dopo, riceve la nomina, sempre dal ministro Lorenzin, di presidente”. In occasione di questo incarico -scrive ancora la Innocenzi – il deputato Massimo Enrico Baroni alla Commissione Affari sociali della Camera osservò che “generalmente per tutte le nomine di commissario straordinario vige un’inconferibilità successiva a ricoprire il ruolo di presidente. Si richiama un recente orientamento dell’Autorità nazionale anti corruzione del 6 maggio 2015”.

L’autrice ripercorre il poderoso curriculum di Ricciardi, ne elenca i numerosi incarichi passati e presenti, molti dei quali finanziati dalle industrie.

Ciò che a noi interessa è il documento citato da Giulia Innocenzi che Ricciardi presentò per due volte alla Commissione europea, nel 2013 e nel 2014. Cliccate qui. Il nostro presidente dell’Istituto superiore di Sanità dichiara di aver curato la valutazione dell’impatto sulla salute di una quindicina di farmaci, tra i quali i vaccini anti meningococco B, anti papilloma e anti pneumococco. Come potete osservare, i prodotti sono stati chiamati tutti “vaccini” anche se, di fatto, comprendono farmaci diversi, ad esempio anticorpi monoclonali, un antifungino e un antipertensivo.

Chi ha commesso la leggerezza di nominarli tutti “vaccini”? Si presume il segretario di Ricciardi o Ricciardi stesso, visto che c’è la sua firma su quel documento (ma chiunque l’abbia fatto, la responsabilità è di Ricciardi che avrebbe dovuto controllare).

E, invece…udite, udite…

Si incolpa l’autrice del libro (sic!). Si attribuisce a lei l’aver confuso i farmaci con i vaccini – errore importante per carità, proprio perché sottoscritto da Ricciardi – ma robetta a confronto della denuncia di conflitto di interessi che la Innocenzi ha il merito di aver posto sotto gli occhi di tutti.

E niente. Il torrente del monopensiero avanza rapido e fracassone, con la pretesa di sommergere la trave e tenere a galla la pagliuzza.

Il professore Roberto Burioni è intervenuto garbatamente dicendo che “gli sfondoni sono sfondoni, sono scritti nero su bianco e sono proprio tanti”. Siccome nessuno può fare domande a Burioni, nessuno ha potuto capire quali fossero “i tanti sfondoni” (oltre a quelli controfirmati da Ricciardi). Il professore spende diverse parole, “se un libro di cucina scambia i mattoni con le torte diventa difficile da giudicare” e bla bla facendo capire che i libri sui vaccini è meglio che li scriva solo lui, che i giovani devono pensare a studiare.

Non una parola sul conflitto di interessi! La trave, o peggio, il male di questa politica sanitaria.

Morale: Ricciardi non risponde ma minaccia querele. Burioni non accetta le domande. E Giulia Innocenzi ha scritto un bel libro. Che speriamo faccia cambiare verso a questa politica sanitaria intrisa di obblighi, di ricatti e di conflitti di interesse.

Libro Giulia

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