Lo studio di Colonia: ci si ammala dopo due dosi di vaccino
Torniamo sull’argomento che una volta era chiamato “fallimento vaccinale”. I vaccini non sono infallibili – ci hanno sempre spiegato – in una piccola percentuale di casi possono non funzionare. Succede così che un vaccinato possa comunque ammalarsi.
Oggi, che è stato introdotto il Green Pass, questa eventualità andrebbe “quantificata” con attenzione (ad esempio: in quale percentuale ci si ammala e in quale si resta solo positivi? E se si è positivi, o infetti, si può contagiare?) altrimenti si rischia di sottovalutare il pericolo credendosi protetti al 100% quando invece si è untori.
Sarà per questo che il premier Mario Draghi ha chiesto a tutti i giornalisti presenti alla conferenza stampa di ieri (quella sull’annuncio del Green Pass con le famose parole che passeranno alla storia, o vaccino o morte) di presentarsi con un tampone antigenico recente?
Leggete la testimonianza in apertura de Il Tempo di oggi, da foto allegata. Inutili le perplessità e le richieste di chiarimento dei presenti vaccinati con due dosi e muniti di Pass Verde, tutti i 25 colleghi ammessi nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio hanno dovuto esibire il tampone.
Così nel giorno in cui Draghi ha cercato di convincere gli italiani: 1. della bontà del Green Pass; 2. dell’opportunità delle limitazioni per chi non è Pass munito; 3.del potere salvifico dei vaccini, ha subito dimostrato di non crederci. Sa va sans dire…
Ringrazio l’epidemiologo Stefano Petti per averci segnalato lo studio apparso sull’autorevole Journal of Infection così intitolato: “Protezione limitata contro l’infezione da SARS-CoV-2 e trasmissione del virus dopo la vaccinazione con mRNA”. Qui.
Gli autori hanno osservato che in una casa di riposo di Colonia 12 ospiti vaccinati si sono infettati a più di 80 giorni dalla seconda dose nonostante lo staff fosse vaccinato e nonostante venisse fatto il tampone ai visitatori.
Hanno poi riportato di 112 casi di infezione verificatisi a Colonia fra persone vaccinate (la seconda dose a più di 14 giorni) dei quali uno è morto di Covid. Come negli ospiti della casa di riposo, in 37 di loro è stata trovata una quantità di virus molto alta nell’oro-faringe. Nel loro caso la contagiosità è stata anche dimostrata grazie al contact tracing: cioè le persone che si sono re-infettate hanno effettivamente trasmesso l’infezione ad altri. Morale: la vaccinazione, in queste persone, non ha impedito l’infezione, non ha impedito un decesso per Covid, ma soprattutto, ed è qui la novità, non ha impedito la trasmissione dell’infezione agli altri.
Perciò gli autori hanno commentato:
“In questo contesto il “passaporto verde”, che è ancora considerato in Europa e in Israele, è solo un certificato di vaccinazione né più né meno. Il rischio individuale di COVID-19 grave/pericoloso per la vita può essere significativamente ridotto sebbene rimangano possibili decorsi fatali, ma si deve tenere in considerazione che qualsiasi individuo vaccinato può diventare, almeno per un breve periodo, un diffusore del virus”.
Infine abbiamo chiesto al professor Petti qualche chiarimento sulla variante Delta.
Si tratta di una variante selezionata dai vaccini?
“I dati ci dicono il contrario. La variante Delta è stata individuata in India tra aprile e maggio 2021 quando il tasso di vaccinati completi, secondo il database Our World in Data, era del 2%”.
Se non è stata selezionata dai vaccini, da dove arriva?
“Dal diffondersi dell’infezione nella popolazione. È il normale adattamento di un virus, ormai non più nuovo, alla specie umana. L’adattamento va generalmente in tre direzioni: la variante si trasmette più facilmente (e infatti la Delta è il 60% più contagiosa del ceppo originario di Wuhan), è meno virulenta (e infatti è 10 volte meno letale della variante più antica, l’alfa) e sfugge all’immunità, cosa che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni con le reinfezioni di guariti dal Covid e vaccinati (si veda tab.3 del report Public Health England, 9-7-21)”.
E la variante inglese?
“Anch’essa non è stata selezionata dal vaccino, infatti, nonostante sia emersa nel Paese in cui la copertura vaccinale è fra le più elevate, la sua presenza in Inghilterra risale al settembre 2020 (non c’erano ancora i vaccini) come potete vedere qui. È a sua volta più contagiosa e meno virulenta del ceppo originario, ma ora sta per essere quasi soppiantata dalla Delta. Così funziona la natura…”
Il Sars-Cov2 continuerà a mutare?
“Il virus muta perché si adatta progressivamente all’uomo, si trasmette sempre più facilmente e provoca sempre meno danni. Il Sars-Cov-2 è a RNA a singola elica e muta velocissimamente come tutti i virus fatti così. Le mutazioni sono tutte casuali e quasi tutte peggiorano il virus che muore rapidamente. Alle volte, invece, la mutazione migliora l’adattamento del virus all’essere umano, quando questo accade nasce una variante che si diffonderà molto rapidamente in tutto il mondo”.