Due parole sul rapporto Censis divulgato due settimane fa. Trovate qui una sintesi intitolata “Gli italiani e l’irrazionale”, vi invito a leggerla con attenzione per capire cosa significhi ‘non ragionare’ per il Censis.

L’incipit si sofferma sull’irriconoscenza degli italiani. Gli estensori del report si chiedono come mai più del 64% degli intervistati non “gioisca di orgoglio” rispetto all’anno passato ma sia ancora più sfiduciato.

Primo significato di irrazionale:

Testuale: “Vaccini efficaci disponibili in tempi rapidi, sussidi e ristori di Stato a tutti, un robusto rimbalzo dell’economia e un cospicuo piano di rilancio finanziato dall’ Unione Europea: sono notizie che, dopo la “paura nera” dello scorso anno, dovrebbero far tirare un sospiro di sollievo e far gioire d’orgoglio per la tenuta socio-economica del Paese. Si tratta di una vittoria della ragione, della umana facoltà razionale di risolvere i problemi”.

Eppure, mostra l’indagine, per il 66,2% degli interpellati, in Italia, si viveva meglio in passato. Il 67,1% ha dichiarato che il potere è concentrato nelle mani di un gruppo ristretto di potenti (alti burocrati, uomini d’affari, politici), e non è distribuito in modo democratico.

Per il 64,4% le grandi multinazionali sono responsabili di tutto ciò che accade; per il 56,5% esiste una casta mondiale di superpotenti che controlla tutto.

Per il Censis, chi non condivide i proclami e le intenzioni dell’Unione europea, chi ha timore dei vaccini o preferisce lavorare piuttosto che ricevere i sussidi di Stato, chi osserva che siamo governati da un’oligarchia e non siamo più in democrazia, non riconosce la “vittoria della ragione”, perciò sragiona.

Secondo significato di irrazionale:

La razionalità che nell’ora più cupa palesa la sua potenza risolutrice lascia il posto in molti casi a una irragionevole disponibilità a credere alle più improbabili fantasticherie, a ipotesi surreali e a teorie infondate, a cantonate e strafalcioni, a svarioni complottisti, in un’onda di irrazionalità che risale dal profondo della società. Il 31,4% degli italiani oggi si dice convinto che il vaccino è un farmaco sperimentale e che quindi le persone che si vaccinano fanno da cavie, il 10,9% sostiene che il vaccino è inutile e inefficace, per il 5,9% (cioè circa 3 milioni di persone) il Covid-19 semplicemente non esiste. In definitiva, dalle vicende del periodo emergenziale il 12,7% degli italiani trae la conclusione che la scienza provoca più danni che benefici”. E poi: “L’irrazionalità ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti collettivi di protesta che quest’anno hanno infiammato le piazze”.

Curioso poi che il Censis – il cui compito dovrebbe essere quello di analizzare i dati e i comportamenti per descrivere la società – inserisca in un unico calderone (la tendenza a credere alle fantasticherie) l’atteggiamento scrupoloso di quasi un terzo della popolazione che legge le schede tecniche dei farmaci (ove si apprende che i vaccini approvati sono ancora sottoposti a monitoraggio) al 5,9% che nega l’esistenza della malattia o al 5,8% che crede che la terra sia piatta.

Dunque, è irrazionale chi rifiuta qualcosa o protesta.

Terzo significato di irrazionale: 

Di fianco alla maggioritaria società ragionevole e saggia, si leva un’onda di irrazionalità, un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà circostante […] Le proposte razionali che indicano la strada per migliorare la situazione vengono delegittimate a priori per i loro supposti intendimenti, con l’accusa di favorire interessi segreti e inconfessabili. Il 29,7% degli italiani non crede che il razionalissimo Pnrr cambierà il Paese, perché è condizionato da lobby che volgeranno tutto a proprio beneficio o perché la Pubblica Amministrazione non starà al passo, malgrado gli annunci, secondo il 44,3%”.

Il Censis affianca l’aggettivo “razionalissimo” al Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza, ed ecco che chi si chiede a che prezzo avverrebbe tutto ciò, in quanti ad esempio perderanno il lavoro sull’altare del green o del digitale: chi semplicemente chiede, d’emblée diventa “uno stregone”.

Dunque, è irrazionale chi non si fida.

Tuttavia quando si analizzano la situazione economica e quella del lavoro, il Censis propende per un quarto significato di irrazionalità che diventa sinonimo di “essere realisti”, “vedere le cose come stanno”.

Negli ultimi trent’anni di globalizzazione accelerata, tra il 1990 e oggi, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto, ad esempio, al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria. Lavorare in Italia rende meno rispetto a trent’anni fa e siamo l’unica economia avanzata in cui ciò è avvenuto. Non a caso, l’82,3% degli italiani ritiene di meritare di più nel lavoro e il 65,2% nella propria vita in generale: una cocente disillusione rispetto agli investimenti economici realizzati e alle aspettative sul piano emotivo. Qui si originano le inquietudini della società irrazionale: il 69,6% degli italiani si dichiara molto inquieto pensando al futuro, e il dato sale al 70,8% tra i giovani e al 76,9% nei ceti a più basso reddito”.

Ma c’è un quinto significato di irrazionale che è la descrizione dell’atteggiamento rinunciatario: se a tanto impegno non corrispondono risultati, meglio mollare…

Il caso emblematico del ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali è quello dei percorsi di istruzione e formazione. Le generazioni più competenti e titolate di sempre sono destinate a redditi bassi e a una precarietà continuata. L’81,1% degli italiani ritiene, infatti, che oggi è molto difficile per un giovane vedersi riconosciuto nella vita l’investimento di tempo, di energie e di risorse profuso nello studio. Più di un terzo (il 35,5%) è convinto che semplicemente non conviene impegnarsi per laurearsi, conseguire master e specializzazioni, per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento. Il contesto rende non più conveniente fare quello che la saggezza razionale indicherebbe, ovvero investire le proprie risorse sul futuro con la promessa che poi si starà meglio, individualmente e collettivamente”.

Pensiero unico, sostantivo unico

Così il Censis con un solo sostantivo, l’irrazionale, fornisce un quadro della realtà di oggi. Che dire? Avremmo preferito la ricchezza del dizionario italiano per provare a descrivere, certo, senza esaurirla, la complessità in cui siamo immersi.

Ma…ops…non siamo d’accordo: siamo irrazionali?

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