Il medico (presidente di albo) che dice no
La storia sarebbe stata diversa se, nel 1943, non ci fosse stato “Il popolo che disse no”. Dal bel libro di Bo Lidegaard scopriamo che un’intera nazione, la Danimarca, rifiutò le leggi naziste. E che, quando iniziò il rastrellamento degli ebrei, furono i danesi a mettere in salvo i perseguitati e ad aiutarli a rifugiarsi in Svezia. Due sole settimane, dal 26 settembre al 9 ottobre, cambiarono la storia: di quel popolo e di 6.500 ebrei.
Nessun danese pensò allora “di dover sempre obbedire alle leggi”. Davanti alla persecuzione dei propri simili prevalgono altri diktat, ben più radicati nell’animo umano e non scritti.
Oggi è il presidente dell’Albo degli Odontoiatri dell’Ordine dei medici di La Spezia, Sandro Sanvenero a dire no a leggi ingiuste. A lui è toccato il compito di sospendere i medici odontoiatri non in regola con l’obbligo vaccinale. E lo ha fatto fino a poche settimane fa. “Presiedo da 16 anni un albo con circa 240 iscritti, i colleghi che hanno scelto di non vaccinarsi e che non si sono ammalati o esentati, andando incontro alle conseguenze previste dalla legge, si contano sulle dita di una mano. Ho firmato quei provvedimenti di sospensione, ma d’ora in poi non lo farò più”.
Cosa è successo?
“I dati che continuano a essere pubblicati e che si stanno accumulando dicono che, indipendentemente dal numero di dosi fatte, il soggetto vaccinato può infettarsi e infettare. Le vaccinazioni non bloccano la diffusione del virus e, quindi, della malattia. Non solo: si osserva che le infezioni sono più ricorrenti nei vaccinati rispetto ai non vaccinati. L’evidenza, dunque, sta invalidando il presupposto del decreto che era quello di proteggere i fragili. A questo punto, per mantenere fede al principio ispiratore della legge, dovremmo dissuadere i sanitari dal vaccinarsi. Continuare a sottoporsi a dosi di anti Covid diventa, per i sanitari, un atto di egoismo sanitario”.
Come cambierà la sua posizione con questa decisione?
“Ho inviato una comunicazione ai 240 medici iscritti convocando un’assemblea straordinaria. Il 30 giugno si affronterà questo tema e poi i colleghi decideranno se mantenermi ancora come loro presidente. Premetto che la mia posizione è già chiara: se resto presidente non firmerò più sospensioni del genere”.
Se dovesse essere riconfermato, per gli odontoiatri di La Spezia la vaccinazione tornerebbe a essere una scelta e non una costrizione.
“Esatto. Sono da sempre favorevole alla libera scelta. Quando arrivarono i primi vaccini per i sanitari mi adoperai, assieme agli altri Presidenti, presso la Regione per ottenere pari opportunità per tutti gli iscritti. Le prime dosi furono destinate ai medici del servizio pubblico, era il dicembre 2020, i colleghi del privato le ricevettero solo in aprile”.
Lei però non si è mai vaccinato, perché?
“Per prudenza. Per approvare un vaccino occorrono dai 5 ai 10 anni, in alcuni casi addirittura 20; gli anti Covid sono stati testati solo per 60 giorni. In medicina occorre tempo, è fondamentale osservare”.
Ma non è stato sospeso.
“Per un breve periodo lo sono stato. Poi mi sono ammalato di Covid”.
Cosa pensa della gestione della pandemia?
“Sicuramente sono state fatte scelte – politiche – che non avevano alcuna logica scientifica. Penso al divieto di fare autopsie: non s’è mai visto un cadavere trasmettere un virus respiratorio; l’autopsia, poi, è sempre stata il mezzo per chiarire le cause dei decessi.
Il medico è tenuto ad attenersi alle conoscenze del momento. È vero che rappresento una pubblica amministrazione ma sono anche un medico che legge i dati e che ha giurato fedeltà all’etica medica. Quindi ora, con le evidenze di oggi, non potrei più ottemperare a una legge insensata”.
La politica dice anche che l’immunità da Covid è temporanea.
“Ma non è vero. L’immunità non è data solo dalla presenza degli anticorpi (che pure, in vista dei richiami vaccinali, non vengono presi in considerazione) ma da un insieme di fattori che fa sì – e vi sono studi a riguardo – che chi ha contratto il virus sia protetto in maniera robusta e duratura”.
Cosa farà lei, assieme ai suoi colleghi guariti, quando dovesse essere imposta una nuova tessera vaccinale per poter lavorare o come “requisito di accesso alla professione”?
“Porterò i dati in tribunale”.