La trasmissione Report, andata in onda l’11 febbraio, (Il vaccino scomparso), dedicata al caso Astrazeneca, è, certo, ben documentata.

Ma, come il visconte di Calvino, è dimezzata. Si ferma lì, ad Astrazeneca. Il capro espiatorio della campagna vaccinale che ha fatto comodo ai big a mRNA, (fuori uno si corre meglio).

Ci sono cose che non si dovrebbero dire e anche quando si raccontano ai quattro venti non accade nulla e altre che sono ancora tabù.

Entrambe, a modo loro, rappresentano le colonne d’Ercole dell’informazione. 

Per chi non l’avesse visto qui il video della trasmissione.

Non è solo questione di denaro

Si parla dello spreco di soldi pubblici; del fatto che nessun governo ha potuto decidere se e come e quanti vaccini acquistare, pur dovendo sborsare l’ammontare deciso dalla Commissione europea in accordo con le aziende produttrici. Ne abbiamo parlato anche sul blog.

(A proposito vi è un’inchiesta UE ancora top secret sullo scambio di messaggini fra Ursula Van Der Leyen e l’ad di Pfizer).

L’Italia ha versato 4,4 miliardi di euro in cambio di 381 milioni di siringhe. Ne sono state usate 147 milioni. Pagate fino all’ultima anche le rimanenti non usate, 11,5 euro l’una. Con il terzo e ultimo (si spera) contratto gli acquisti sono stati ridimensionati e fino al 2026 riceveremo 12milioni di dosi l’anno, in barba alle varianti venture.

Quelle in scadenza? Al macero o ai Paesi poveri, dove le popolazioni saranno anche analfabete ma non hanno l’anello al naso e perciò hanno rifiutato l’opportunistico “dono”, chi bruciandolo, chi sotterrandolo.

Merita una digressione l’espressione “persone con anello al naso” usata dall’ex direttore generale di Aifa Nicola Magrini per riferirsi ai destinatari dei contratti capestro, quando ne prese atto. Qui.

Sull’onda di quanto scoperto allora – ossia che i direttori responsabili (di Aifa, CTS, ministero ecc.) non furono – e non sono – responsabili di nulla (e allora perché ce li dobbiamo tenere ancora? Non ci converrebbe di più cambiare sistema in vista della prossima pandemia X?), la trasmissione Report mostra una sfilza di responsabilità mancate.

Da Giovanni Rezza, responsabile della prevenzione fino al 2023, che sempre a proposito dei contratti ammette di “non aver letto nulla, pur avendo le password di accesso, perché così gli era stato chiesto”. E poi ha giustificato così la sua “obbedienza”: “le aziende hanno fior di avvocati” (ma pensate se anche tutti noi potessimo disporre dei legali italiani compatti…) a Nicola Magrini che ha soffiato sul fuoco del racconto insensato dicendo che “si sarebbero dovuti acquistare più vaccini” (ma perché, poi, davanti alla presa d’atto dello spreco?).

Cara premier Meloni, si può sentire tutto questo?

Assai più grave è la censura sugli eventi avversi

Ammettiamo che sui contratti non si potesse trovare un responsabile italiano, come si spiegano i magheggi nei report di farmacovigilanza a proposito dei decessi post vaccino e dell’incidenza degli eventi avversi? Magheggi dichiarati dallo stesso Magrini nel passaggio di documenti da Ema ad Aifa. Ema ammette perplessità e Magrini le spazza via con il bianchetto, “per tutelare un vaccino”. 

Perché quelli senza tutela siamo noi.

“Un caso di trombosi ogni centomila persone o colpita una donna di 18-45 anni ogni 25mila? Non è la stessa cosa” incalza la collega di Report. Situazione che nel volume successivo di farmacovigilanza verrà riassunta in un caso di trombosi su un milione. 

Queste manipolazioni sono avvenute in casa nostra ad opera dei nostri responsabili. 

Da quando non è più reato imbrogliare? Al poker lo è e per i vaccini no?

Un paradosso, poi. Lo stesso Rezza ammette la sottostima degli eventi avversi e, attraverso i microfoni di Report, chiede che siano fatti ulteriori studi. 

Ma non tocca a loro farli, gli studi? E sennò a chi?

E, ci ripetiamo, ma va precisato: non è stata certamente solo Astrazeneca a provocare ictus e miocarditi e trombosi.

Fra gli intervistati l’immunologo Andreas Greinacher ha dichiarato “che tutti sono d’accordo nell’ammettere che la VIT (sottogruppo della TTS, trombosi con sindrome citopenica) può essere provocata dal vaccino”.

Si conosceranno quanti episodi e quanti decessi provocati da tutti i vaccini a quattro anni dalla pandemia?

Nell’agosto 2022 abbiamo denunciato che nel volume dedicato alla raccolta di segnalazioni, Aifa ha sorprendentemente dimenticato quelle divulgate dall’ISS.  Aifa ha dichiarato 328 eventi avversi in un trimestre (calcolati in base all’algoritmo), e “dimenticato” i cosiddetti fallimenti vaccinali, riportati nei bollettini ISS: 41.136 persone ricoverate in ospedale o in terapia intensiva (tutte vaccinati con ciclo completo).

Lo abbiamo scritto tante volte: le aziende potranno anche mistificare per tornaconto ma le autorità per la salute perché lo fanno? Non dovrebbero lavorare per noi?

Come si tutelerà l’Italia in futuro? 

Un sistema che fa quadrato

Report ha illustrato i casi più noti di morti post vaccino (di quelli provocati da Astrazeneca), fra insegnanti, poliziotti, diciottenni. Racconti simili: davanti all’emergenza, in ospedale, nessun medico si è mai insospettito dell’inoculo recente da tenerlo in considerazione per eventuali terapie salvavita. No, il vaccino è sempre una mano santa per chi, pur avendo fatto il giuramento di Ippocrate (non tutti, grazie a Dio) ha messo a bagno il cervello nel mare della propaganda.

Perdendo così di vista quegli studi di vent’anni fa – ma ci ha pensato Report a rispolverarli – sugli effetti dell’ Adenovirus inoculato che si lega alle piastrine “attivandole”. Significa che il virus usato per produrre Astrazeneca (oltre che come vettore per altri farmaci) può provocare trombocitopenie e coagulazioni disseminate.

Chiediamoci quanti danni hanno fatto le fake news made Big pharma – con lo stuolo di autorevoli complici – e quante vite si sarebbero potute salvare altrimenti.

Stupisce l’ottusa ripetitività del “non ci sono prove”, le procure hanno sempre archiviato i reclami: in emergenza non ci sono responsabilità penali. 

In emergenza si approvano farmaci senza studi e si accettano contratti capestro senza leggerli;

in emergenza le libertà personali devono essere sacrificate per il bene comune (deciso da chi?);

in emergenza non si può entrare in ospedale o in Rsa a far visita a un parente; 

in emergenza non si può abbracciare il proprio bimbo ricoverato in strutture per disabili se non esponendo il green pass.

L’efficacia? Un optional

Ogni decisione ha le sue conseguenze. Quella di non pretendere “prove” e di accogliere nuovi prodotti con i documenti ultra blindati (non a caso sui blindati…) l’abbiamo vista tutti: abbiamo sperimentato i vaccini a mRNA che non prevengono l’infezione e li abbiamo pure giustificati, bisogna fare il richiamo e poi il richiamo del richiamo. E siccome i richiami sarebbero stati troppi è stato cambiato significato alla parola richiamo (diventa tale non più alla seconda ma alla quarta iniezione). Poi visto che ci si infettava e ci si contagiava e ci si ammalava più dei non vaccinati ecco il nuovo escamotage: i vaccini non prevengono l’infezione ma la forma grave della malattia (tanto chi può provarlo? Di chi finiva in ospedale si diceva che era fragile o anziano).

Nulla è stato provato prima, qualcosa si è capito durante: l’efficacia “ufficiale” svanisce entro sei mesi dall’ultimo richiamo (e non è certo un bel biglietto da visita per un vaccino). L’efficacia reale, invece? Non pervenuta. Infatti, le persone ammalate e ricoverate nonostante il ciclo completo non rispondono più nemmeno alla nuova terminologia: che cosa dura per sei mesi la protezione dall’infezione o quella dalla malattia grave?

Intanto Astrazeneca ha venduto 3miliardi di dosi nel mondo e dichiarato di aver salvato sei milioni di vite in 180 Paesi. Nel 2023 ha chiuso con un utile di sei miliardi.

Ma anche il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha dichiarato che i vaccini ci hanno salvato.




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