Proviamo a fare ordine per capire meglio cosa potrebbe succedere in un immediato futuro. E cosa potremmo fare noi per cambiare in meglio il nostro destino.

Vi espongo tre fatti che hanno come protagonista il virologo Roberto Burioni.

Si tratta di tre botta e risposta su X Twitter, ripresi anche da alcune testate.

Il primo rivolto a Lucio Malan, parlamentare e presidente del gruppo Fratelli d’Italia in Senato, risale alla metà di aprile. Subito dopo quello a Claudio Borghi, senatore leghista e il terzo, recente, alla scrittrice Susanna Tamaro.

La trama che li accomuna va ben compresa, poiché episodi simili erano molto frequenti prima e durante la pandemia Covid ad opera non solo di Burioni ma di altre virostar ed esponenti del mondo scientifico. 

Lucio Malan scrisse un tweet il 14 aprile sul malore che colpì in campo il calciatore giallo rosso Evan N’Dicka: “Questi episodi sono troppo frequenti e va fatta chiarezza sulle dimensioni numeriche e sulle cause”.

Molti di noi, da almeno un paio d’anni, si stanno ponendo le stesse domande: sulla quantità di sportivi messi in panchina per motivi di salute, sui giovani afflitti, come mai successo prima, da malattie cardiovascolari, nonché sul picco di mortalità anomala che in Italia non ci fu nel 2020, ma nel 2021 e sorprendentemente concentrato nella fascia d’età 15-45 anni. Da sempre la Medicina (intesa come l’arte clinica che si avvale dell’apporto della ricerca scientifica) si interroga sui picchi di mortalità anomala, formula ipotesi e adotta comportamenti preventivi. 

Perciò nulla di strano che a porsi queste domande sia un parlamentare della Repubblica, anzi lo ringraziamo perché le sue richieste hanno più forza rispetto alle nostre.

Invece che è successo?  Osserviamo le parole che ha usato Burioni per rispondere a Malan: “Il suo comportamento è irresponsabile e danneggia – minando la fiducia nella scienza – la salute pubblica. I numeri sono concordi nell’escludere…ecc. […]”.

Prima di entrare nel merito dello studio citato dal virologo, analizziamo il modo di discutere. Burioni insegna all’università, è stimato, è invitato nei salotti televisivi a parlare di virus e pandemie ma, quando si trova di fronte un interlocutore che gli pone qualche obiezione, commette il più grossolano degli errori che anche al liceo ti insegnano a non fare. L’avversario (inteso come il portatore di una posizione diversa) non si insulta mai (ad esempio dicendogli “ il suo comportamento è irresponsabile, lei danneggia”) lo si ascolta per poi rispondere, se si può, nel merito (che è: chiediamoci il perché dei tanti malori). Un conto è la persona, altro quello che afferma. Ma chi esordisce con “somaro” o”ciarlatano” dimostra di voler avere solo ragione prevaricando e non di voler cercare la verità o qualcosa che le si avvicini.

Nel voler zittire l’avversario Burioni introduce anche alcuni elementi utili a distrarre gli eventuali lettori. E cioè l’aspetto di responsabilità pubblica che un politico, o un giornalista, o un medico, devono avere (“lei danneggia la salute pubblica minando la fiducia nella scienza”) per sentirsi poi autorizzato a chiedere la censura dell’interlocutore. Per zittirlo, insomma. 

Di fatto nessuno deve avere fiducia nella scienza, perché la scienza deve dare prova di ciò che propone ogni volta. Non è una fede. E la responsabilità pubblica di un politico non viene certo meno con un appello corale a svolgere indagini! Semmai lo sarebbe se censurasse, confondesse, intralciasse fatti, analisi e commissioni.

C’è da chiedersi perché Burioni e altre virostar si comportano così. Non sanno davvero discutere o fingono sperando di intortare i distratti?

Più o meno nelle stesse giornate Burioni ha incalzato con il suo stilema il senatore Borghi: “Ci sono solo due strade. O lei smette di diffondere bugie pericolose o il Presidente del Consiglio deve chiedere le sue dimissioni. Non è tollerabile un simile livello di irresponsabilità ai vertici delle istituzioni”.

Ci chiediamo se la pretesa di suggerire alla premier di far fuori un senatore è autentica o non sia piuttosto una tattica per persuadere i distratti che un virologo è onnipotente.

Vediamo ora in base a quale studio il professor Burioni afferma che i vaccini sono sicuri e non hanno mai provocato morti “tranne un decesso in Nuova Zelanda”. (Ci si tranquillizza, a parer suo, perché Nuova Zelanda è terra lontana?).

Qui lo studio.

Abbiamo chiesto all’epidemiologo Stefano Petti se sia davvero possibile che una pubblicazione possa escludere in toto la responsabilità dei vaccini nei decessi.

Secondo la citata pubblicazione, in Oregon sono stati controllati 40 decessi per morte cardiaca improvvisa in giovani persone vaccinate (16-30 anni) dal giugno 2021 al dicembre 2022 e solo 3 sono accadute a meno di 100 giorni dal vaccino.

“Un numero irrisorio che non consente alcuna statistica – ha affermato Petti. Le valutazioni sul numero di morti si fanno tramite il tasso di mortalità (esempio, 1 ogni 100.000 per ogni anno) e non con i numeri assoluti, ma leggendo l’articolo si capisce che non è stato calcolato il tasso di mortalità, come mai?

Poi, gli autori dichiarano per primi alcuni limiti, per esempio non hanno analizzato la possibilità di decessi cardiaci dopo 100 giorni dalla vaccinazione”.

Ha aggiunto Petti: “L’Oregon è un piccolo stato americano con la stessa popolazione di Milano (4 milioni) e i vaccinati per quell’età sono stati nel periodo considerato (giugno 2021 dicembre 2022) solo una piccola parte.

Quindi ne sono morti tre, ma qual è stato il tasso di mortalità? Sarebbe 3/600.000 in 100 giorni che corrisponde a 1,83×100.000 all’anno. Ma quanti dei circa 600.000 giovani di 16-30 anni che vivono in Oregon è stata vaccinata? Infatti la mortalità va calcolata tra i vaccinati che erano solo una parte. Assumendo quindi che la metà dei giovani si sia vaccinata (ed è una stima per eccesso visto che in Oregon, secondo Our World in Data, la popolazione totale vaccinata è il 72%, quasi tutti adulti e pochi giovani), il tasso di mortalità raddoppia, cioè, 3.7 x 100.000 all’anno, che è almeno il triplo del tasso di mortalità per morte improvvisa (sudden cardiac death, come quella successa al calciatore di Pisa deceduto durante la partita) che si riscontra nei giovani al di sotto dei 35 anni.

Una mortalità triplicata è un dato rassicurante? Se a Milano ci fossero stati tre decessi per arresto cardiaco immediato a breve distanza dalla vaccinazione (quindi esclusi eventuali decessi dopo i 100 giorni) le morti non sarebbero passate inosservate”.

Oibò, altro che somaroni e ciarlatani. 

Qualcuno avvisi Susanna Tamaro.

La scrittrice, dopo aver condiviso un suo racconto della pandemia sulle pagine del Corriere (sue esperienze vissute, fra le quali due vaccinazioni, e tutte le domande che sono sorte in questi anni, dal perché continuare a fare dosi a mRna al perché non esonerare i guariti, dal perché non lasciare che un medico visiti il malato fin dai primi giorni al perché mescolare vaccini diversi e così via) è stata presa di mira da tweet aggressivi e fastidiosi e neppure uno conteneva una risposta!

Oltrettutto Burioni si è sentito in dovere di riprendere il Corriere avvertendo “di non pubblicare più simili scemenze pericolose per la salute pubblica che minano con la menzogna la fiducia nella medicina”.

Capita l’antifona?

 

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