In occasione della Giornata internazionale della professione ostetrica un convegno in Regione Lombardia ha messo in evidenza il ruolo di chi segue le donne durante il parto. Ma già il pensare che questa professione sia confinata al momento della nascita appare riduttivo perché, comunque la si pensi, “il venire al mondo” è un atto totale, che congiunge il non esserci all’esserci.

Della fertilità di una donna bisognerebbe prendersi cura già dal momento in cui l’embrione si sviluppa nel pancione. E non dimenticarsene fino all’età adulta. Questo fa l’ostetrica quando le si permette di occuparsi della donna. È un’attenzione che accompagna le tappe dell’evoluzione, dallo sviluppo all’adolescenza alla scoperta della sessualità, dalla contraccezione alla ricerca di un figlio, dall’ascolto in gravidanza alla nascita, dal post partum all’allattamento fino alla menopausa.

Peccato che le prime a non sapere dell’esistenza di una professionalità così ampia – e perciò responsabile – siano proprio le donne. Forse, negli anni, le istituzioni sanitarie hanno creduto di poterne fare a meno?

Ma non è sempre stato così. Fino al 1978 è rimasto in vigore il decreto regio del 1907 che istituì la levatrice condotta gratuita per l’assistenza al parto domiciliare di tutte le donne.

E oggi?

I numeri urlano. Non solo siamo il Paese con il più basso tasso di natalità, siamo anche quello che annovera le primipare più anziane, in media si fa il primo figlio a 31,3 anni (media europea 29,4). La scarsa occupazione si riflette sulla fecondità: lavora il 48,8% delle donne a fronte del 62,4% in Europa.  In Lombardia i neonati sono passati da 94mila di dieci anni fa a 67mila nel 2022 e circa il 60% dei parti avviene naturalmente.

Chi un figlio lo ha avuto – senza dover ricorre all’intervento medico – ha sperimentato quanto sia fondamentale questa modalità di accompagnamento proprio perché esperta ed empatica.

Oggi c’è un’inversione di rotta. Nel 2023 l’Unesco ha inserito l’assistenza ostetrica fra i beni immateriali dell’umanità e le politiche sanitarie cercano di rivalutare la figura ostetrica perché là dove il rapporto ostetrica/donna è ottimale (sia in sala parto che sul territorio, dai consultori alle case di comunità) si hanno meno decessi mamma/bambino, i parametri di salute risultano più alti (allattamento, nutrizione, depressione post partum, per citarne alcuni) e il risparmio è evidente. Il tutto è stato ben sintetizzato nell’intervento di Valentina Angius, consigliera della Federazione nazionale degli ordini delle ostetriche.

Il convegno Donne, ostetriche e istituzioni, insieme per costruire salute è stato promosso dagli Ordini professionali ostetriche della Lombardia, presenti l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, il consigliere presidente della commissione speciale Pnrr Giulio Gallera, il presidente della commissione sostenibilità Emanuele Monti, diversi consiglieri regionali di maggioranza e minoranza, la presidente della Federazione nazionale degli Ordini Silvia Vaccari e la delegata degli Ordini lombardi Nadia Rovelli.

La Lombardia, sulla carta perlomeno, ha tanto da insegnare. Purtroppo non tutto ciò che segue, e che è elencato nelle delibere e inserito nell’attuale Piano socio sanitario assistenziale, si verifica in ogni territorio lombardo, vi sono realtà virtuose ad altre carenti di personale.

Dal 2018 sono in vigore ben due delibere che stabiliscono come debba essere declinata l’assistenza. Gratuitamente, dall’inizio della gravidanza ogni donna ha diritto ad un’ostetrica di riferimento che la visiti a domicilio sia in gravidanza che dopo la nascita.

Per chi vive una gravidanza fisiologica, senza patologie, sono previste in ospedale aree vicine alle sale parto a gestione ostetrica, vi è un’assistenza personalizzata, con l’intento di “permettere ai genitori di sentirsi protagonisti e partecipi alla nascita del loro figlio”.

Questo modello lascia un buon ricordo della nascita e potenzia la capacità genitoriale già dai primi istanti, oltre a favorite le migliori circostanze (contatto pelle a pelle, avvio allattamento) che creano benessere.

In foto: la statua in bronzo, Dal latte materno veniamo, realizzata da Vera Amodeo e che, dalle ultime notizie, dovrebbe trovarsi in Senato.

 

 

 

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