Coniugare il consenso elettorale con il Bene Comune di una comunità (sia essa una città, una regione o uno stato) è un esercizio di particolare difficoltà. Spesso infatti assistiamo a delle misure prese non già per il bene comune ma solo per poter continuare a “governare”.

E’ risaputo che negli Stati Uniti il mandato presidenziale prevede che nel secondo mandato (qualora si riesca nella rielezione) sia la fase in cui il Presidente riesce a dare un’impronta più personale alla propria azione, secondo un adagio che recita più o meno così: “che mi può succedere? che non mi rieleggano? Ma è già previsto che non accada, quindi…”. Il medesimo ragionamento durante il primo mandato è molto differente: “Meglio fare attenzione e/o rimandare, altrimenti rischio di non venir rieletto”.

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Durante il Salone del Risparmio 2015 svoltosi a Milano, Assogestioni invitò l’ex primo Ministro tedesco Gerhard Schroeder  (il video completo si trova qui, l’intervista inizia dopo 1h e 20 circa), che su sollecitazione del Direttore Napolitano, affermò una “verità postuma” molto importante che sintetizzo (con parole mie) di seguito: “ci trovammo di fronte alla scelta di agire per il bene della Germania con misure che ci avrebbero fatto perdere le elezioni oppure di agire per cercare di essere rieletti. In quei frangenti si deve decidere in modo netto: noi scegliemmo il bene della Germania e infatti non venimmo rieletti”. La domanda seguente riguardava il premier Renzi e nel contesto attuale appare molto pertinente: le misure che il Governo sta varando in questi mesi sono orientate a conservare o aumentare il consenso o prioritariamente a soddisfare parti del corpo elettorale per trarre il maggior vantaggio possibile nelle urne?

I sondaggi sembrano indicare un gradimento del Premier e del suo Governo in calo nel secondo semestre 2016: possiamo davvero leggerle come un indice di focus sul Bene Comune?  A voi la parola nei commenti …

 

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