Investiamo sull’intelligence, investiamo sui giovani, impariamo dal Mossad
Ci sono aree vitali della Nazione che nessuno vede. Nessuno sente, ma che, come il sangue nelle vene, mantengono il corpo dello Stato vivo e funzionale, sopratutto nell’era della globalizzazione. Parliamo, questa volta, dell’intelligence. Per dirla agli anni ’70 i servizi segreti. Qualche giorno fa leggevo sul portale formiche.net: “Oggi molto più di ieri, l’intelligence non si può fare da soli. La cooperazione internazionale è ormai una necessità anche per un mondo che, per antonomasia (ed ovvie ragioni) non sempre si presta al lavoro di squadra (non a caso, a fronte dell”interesse nazionale’, non è ancora stato coniato il termine ‘interesse internazionale’, di per sé una contraddizione)”. Tutto quello che succede è frutto dell’Italia sempre più fuori dai giochi di potere a livello globale, per questo bisogna essere in grado di surfare sulla globalizzazione e trarne i giusti vantaggi. Quello che è avvenuto alla redazione di Charlie Hebdo e poi al Bataclan ci mostrano il nemico davanti a noi. Il terrorismo jihadista serpeggia in tutta Europa, ed questa società senza più valori è pronta ad inghiottire gli immigrati di seconda e terza generazione, ma occhio anche ai nostri giovani lasciati in pasto al progressismo più sfrenato. Per questo è focale osservare con attenzione quanto successo a Zagabria quando è stato fondato l’Intelligence college del Vecchio Continente. L’Europa rialza la testa.
C’è un altro aspetto da valutare: il fatto che la tecnologia in questi dieci anni abbia fatto passi da giganti non significa che l’intelligence, oggi, possa fare a meno dell’elemento umano, anzi. Per questo dobbiamo lavorare sulle Università, ogni anno devolviamo migliaia delle nostre menti migliori all’estero perché in Italia non esiste volontà di potenza. I giovani più bravi devono diventare centrali nel progetto di rilancio dello stivale da ogni punto di vista. Infatti è così che si muove il Mossad “celebre agenzia dei Servizi israeliani per l’estero che ‘sta assumendo contemporaneamente hacker e laureati in filosofia’”. Capito come? Cercando sulla rete ho trovato un articolo de La Repubblica, datato 3 maggio 2001, che già parlava di questo piano. Avere progettualità decennali, ventennali, trentennali differenziano il vincere dal fallire e noi in Italia non abbiamo più tempo da perdere. Bisogna tornare a correre e mettere a regime quelle migliaia di giovani patrioti pronti a risollevare ed issare sopra il mondo il tricolore.
Questo periodo di forte crisi, all’ombra del Covid-19, creerà tensioni sociali, tensioni tra etnie e comunità ed è per questo che non possiamo smarrire la rotta come sta avvenendo oltreoceano negli Stati Uniti d’America. Dove i Black Lives Matter, pur di ostacolare la rielezione di Donald Trump, stanno seminando il panico e la frattura tra i popoli statunitensi sta creando una crepa difficilmente sanabile. Ed allora cosa aspettiamo ad investire nei nostri servizi segreti? Cosa aspettiamo a mostrare ai nostri giovani la via retta? La sovranità nazionale passa attraverso questa scelta strategica rimandare a domani, oppure trincerarsi dietro le solite scuse del “gli investimenti statali devono essere calibrati verso altro”, Movimento 5 Stelle docet, farà franare l’Italia sempre più nel precipizio nel quale siamo caduti all’indomani della nascita della Seconda Repubblica.
Come scriveva tempo fa Marco Giaconi su Pangea.news intervistando Andrea Bianchi, il Mossad come peculiarità usa “molta tecnologia, molto Big Data, la capacità di leggere le particolarità sociali e culturali dell’avversario come dell’amico. Il Mossad, diversamente da altri Servizi di tradizione occidentale, fa molta ‘politica’: influenza il dibattito culturale, elabora comportamenti sociali nuovi, seleziona spesso alcuni settori delle classi dirigenti dei Paesi amici”. E noi dovremmo lasciare questo spazio vitale alla sinistra? Tra media, giornali ed informazione pilotata ed altri architravi fondanti del deep state tricolore dobbiamo imparare dagli errori cercando la giusta fonte di ispirazione e tornando potenza. Basta poco, basta volerlo. www.IlGiornale.it