La RETORICA in difesa dell’identità ebraica dura da circa trent’anni, ma forse ha fatto il suo tempo. La parola in maiuscolo sottolinea che questo articolo è contro la RETORICA, non contro l’identità ebraica, nè a favore di qualsiasi forma di odio.

Nel 1947, Natalia Ginzburg bocciò per la casa editrice Einaudi la bozza di “Se questo è un uomo”, il capolavoro di Primo Levi. Era passato ancora troppo poco tempo dalla fine della seconda guerra mondiale, e nessuno, nemmeno la scrittrice di origine ebraica, era pronto a recepire le testimonianze sui campi di concentramento nazisti. L’olocausto rimase mediaticamente in ombra fino al 1961, quando la televisione israeliana trasmise il processo al criminale nazista Adolf Eichmann, accendendo i riflettori sugli orrori della Shoah.

Negli anni sessanta, il matematico pianista e comico Tom Lehrer cantava: «I protestanti odiano i cattolici, e i cattolici odiano i protestanti. Gli induisti odiano i musulmani, e tutti odiano gli ebrei» (qui). Per un paio di decenni tutti avrebbero potuto ancora ridere a una battuta del genere, senza che l’ombra cupa dell’olocausto venisse usata come pretesto per tarpare qualsiasi forma di umorismo dissacrante. Dagli anni Novanta in poi, un NON ebreo che avesse riso in maniera troppo convinta ascoltando la canzone di Lehrer, sarebbe stato probabilmente tacciato di antisemitismo.

Negli anni Ottanta, un mio conoscente si trovò improvvisamente in difficoltà davanti a un ebreo americano che, paonazzo in volto, gli contestava un giudizio a suo dire troppo positivo sull’eredità politica di Richard Nixon, sostenendo che l’ex presidente americano fosse da relegare all’oblio in quanto “antisemita”. In quei tempi si poteva ancora rispondere, ma già con fatica, che Nixon meritava di essere apprezzato o criticato per quello che aveva combinato alla Casa Bianca, mentre il suo presunto antisemitismo espresso in privato c’entrava come i cavoli a merenda. Ebbene: dagli anni Novanta in poi, i “cavoli a merenda” diventarono la norma.

Negli ultimi trent’anni abbiamo nascosto sotto quella foglia di fico RETORICA qualsiasi critica alle controverse politiche Israeliane in Medio Oriente. Qualsiasi obiezione o dubbio venivano sommerse da una valanga di accuse pretestuose, simili alle contestazioni del signore paonazzo descritto prima. Questa RETORICA ha nuociuto a tutti i livelli, impedendo un lucido confronto dialettico su temi che hanno portato al rischio odierno di un nuovo conflitto mondiale.

Così come le parrucche settecentesche furono spazzate via dalla rivoluzione francese, prima o poi anche la RETORICA in difesa della legittima identità ebraica si confonderà con la legittima difesa dell’identità di qualsiasi altro gruppo etnico o religioso, consegnando il periodo tragico della Shoah alla Storia.

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