Dopo una lunghissima, estenuante corsa Marine Le Pen traccheggia ma non demorde. Rinserrata nel Pas de Calais – terra di miniere chiuse, fabbriche delocalizzate, ex comunisti delusi —, la signora, forte del 45 per cento ottenuto l’11 giugno, si prepara al secondo turno. La speranza è d’obbligo, nonostante la botta di domenica scorsa: 538mila voti sotto le legislative del 2012 e quattro milioni in meno delle presidenziali di maggio. Con lei rimangono in corsa, nelle rispettive circoscrizioni, un pugno di dirigenti — Alliot, Collard, Phillipot, de Lèpinau — con l’obiettivo di portare all’Assemblea Nazionale almeno 5 deputati. Pochi, pochissimi rispetto […]