Per i russi un’educazione patriottica. Targata Putin
Sano, morigerato, prolifico, credente. È il patriota ideale russo, il cittadino putiniano. Lo prevede il progetto di legge “Sull’educazione al patriottismo nella Federazione Russa”, presentato alla Duma di Stato il 15 novembre scorso.
Il provvedimento è stato proposto da un folto gruppo di deputati del partito del presidente, “Russia Unita”; nel documento introduttivo si spiega che con il termine “patriottismo” si intende “un principio morale, un sentimento sociale il cui contenuto esprime l’amore verso la Russia, verso il proprio popolo, la coscienza della propria inseparabilità da esso, la disponibilità a servire con le proprie azioni i suoi interessi, la capacità di essere fedeli al dovere di difendere la Patria”. Questo stesso termine, nella versione slava di otechestvo, indica “la Russia, Paese nativo per una persona che vi appartenga per comunanza sociale, nazionale o regionale, e che consideri tale appartenenza una condizione indispensabile per la dignità della propria esistenza e per la piena realizzazione di se stesso”. La “comunanza” (obschnost) sottintende dunque una vera “comunione” di intenti e sentimenti (sobornost), secondo la dottrina slavofila della Chiesa Ortodossa, che indica nella natura del popolo russo una “capacità naturale” di unione nello spirito.
L’educazione patriottica, secondo il testo, è innanzitutto una categoria morale e spirituale che ha come fine l’ideale del servizio della Nazione. Tra i suoi scopi il consolidamento “dell’orgoglio per la partecipazione comune alle grandi conquiste dei propri avi e alle loro tradizioni”, la “devozione eterna” ai caduti e l’orgoglio per la grandezza dell’esercito russo. Nel progetto si prevede la cura dei monumenti della gloria patria militare, la formazione dell’orgoglio nazionale fra gli adolescenti, una maggiore diffusione dello studio della storia militare russa e delle date celebrative.
Ma la legge non riguarda solo la memoria. Va ben oltre. Per i legislatori un “patriota ben formato” deve avere un rapporto positivo con il proprio lavoro, “uno dei valori più importanti dell’esistenza, per poter contribuire attivamente al bene della patria e dello Stato. L’insieme delle misure educative porterà il cittadino a provare l’esigenza di uno “sviluppo morale e spirituale, conducendo uno stile di vita impeccabile, coltivando la vita della famiglia, educando il maggior numero possibile di figli, senza far mancare la cura degli anziani e del prossimo, contribuendo a mantenere un clima di serenità nel collettivo dei lavoratori”.
A sostenere lo sforzo dell’educazione patriottica sono chiamate non soltanto le autorità pubbliche a tutti i livelli, ma anche le organizzazioni del terzo settore, le famiglie stesse e le “confessioni religiose tradizionali della Russia”, in primis la Chiesa Ortodossa. Alle autorità verranno affidati speciali poteri per sviluppare la propaganda e s’introdurrà una terminologia ufficiale da inserire a tutti i livelli mentre verranno sostenute con finanziamenti e sgravi fiscali le organizzazioni patriottiche. Questo sforzo, secondo il documento, presuppone “la perseveranza e lo spirito di iniziativa nell’opera di trasformazione della mentalità dei cittadini”, come anche “dei loro sistemi valoriali, orientandoli verso gli interessi della società, della famiglia e dello Stato”. Non a caso l’iniziativa putiniana è apertamente sostenuta dal Patriarca Kirill, che vede così accolte le sue richieste di programmi sociali per l’elevazione morale della popolazione (e limitare il crescente secolarismo di tipo occidentale).
Al netto delle critiche (inevitabili e scontate) dell’opposizione, la nuova legge interpreta un sentimento nazionale fortemente diffuso nella società civile e rafforzatosi ulteriormente con la crisi ucraina e l’annessione della Crimea il 18 marzo 2014, tanto da indicare proprio quella data come “giorno solenne delle elezioni” per tutta la Russia.
La legge entrerà in vigore il 1 gennaio 2018, aprendo di fatto la campagna elettorale di Vladimir Putin in vista delle elezioni del 18 marzo, e la sua rielezione al quarto mandato presidenziale.