Merci Brigitte, splendida diva e vero cuore ribelle
Se ne è andata alle prime luci dell’alba sussurrando un’ultima frase d’amore al marito Bernard d’Ormale, l’uomo che da 33 anni aveva saputo donarle finalmente quella serenità così a lungo cercata, perduta, rifiutata e ancora cercata. Adieu B.B, splendida donna e irriducibile ribelle, icona del cinema e coraggiosa paladina delle anime senza voce. Adieu Brigitte, sogno proibito di generazioni di cinefili e non (tutti rigorosamente maschi) e mito tragressivo per milioni di giovani donne.
Nel 1956 con “Et Dieu … créa la femme” il mondo intero scoprì questa giovanissima parigina portatrice di una sensualità dirompente, esplosiva, solare che frantumava i mesti riti dell’esistenzialismo allora imperante in Francia. Elvis Presley — uno che di donne se ne intendeva… — la definì «l’ottava meraviglia del mondo». Aveva ragione. Il più pragmatico Charles De Gaulle paragonò l’impatto della sua immagine al valore delle esportazioni della Renault. Inevitabile la sua mitizzazione, nel 1970, nella Marianne, simbolo della Repubblica.
Per quasi vent’anni alternò una sessantina di pellicole (d’alterno valore, va detto…) a matrimoni disastrosi e amori passeggeri e fugaci (tra tutti il flirt estivo con l’italianissimo Gigi Rizzi, da allora vera gloria nazionale). Poi nel 1973 l’addio definitivo alle scene per una nuova vita, interamente dedicata alla salvezza degli animali: cani, gatti, asini, balene, orsi, ricci, cavalli, agnelli etc. etc.. Con la Fondation Brigitte Bardot, la bionda signora ha salvato in questi decenni migliaia di anime, creando rifugi e santuari naturalistici, imponendo nuove leggi contro gli allevamenti intensivi o la macellazione selvaggia, promuovendo campagne di portata mondiale (tra tutte, quella per la tutela dei candidi cuccioli di foca della Groenlandia).
Un impegno costante e serio che le ha procurato nuova visibilità, fama e rispetto ma anche nemici ottusi e tante critiche. Per sei volte Brigitte fu condannata per “incitamento all’odio razziale” per aver criticato lo sgozzamento rituale dei montoni durante le feste islamiche. Lei però se ne fregava. Come il suo amico Alain Delon — scomparso l’anno scorso — non ha mai nascosto le sue simpatie per la famiglia Le Pen (il marito Bernard è stato a lungo consigliere di Jean Marie) e il suo rifiuto netto e dichiarato al multiculturalismo e all’immigrazionismo. «Non voglio vivere in una Francia algerina», amava ripetere. Non a caso nel 2017 madame Bardot sostenne ostentatamente Marine Le Pen contro Macron e, ancora non a caso, “Elements” — l’ottima rivista di Alain de Benoist, il “babbo” della Nouvelle Droite —, le ha dedicato alcune delle sue più belle copertine.
Arrivata 91 anni, non si faceva più illusioni ma manteneva la schiena diritta. Orgogliosa come sempre a settembre, in un’ultima intervista, confidò di «Averne abbastanza. Sono così stanca che lei non può nemmeno immaginarlo. La vita è un mistero, e presto saprò di cosa si tratta». Quel momento è arrivato. Merci Brigitte. 
