Cry for me, Argentina! #2 – Non vendete Tenaris e Fiat!!!
Il default tecnico dell’Argentina sarebbe un disastro per i risparmiatori che detengono i tango bond. E, soprattutto, sarebbe una sciagura per gli argentini giacché vedrebbero ulteriormente svalutata la loro moneta, il peso, la cui parità col dollaro Usa è mantenuta fittiziamente.
Ma l’insolvenza sarebbe un disastro anche per le imprese italiane quotate in Borsa che operano in quel Paese? Mediobanca ci fornisce una prima risposta che appare, tutto sommato, tranquillizzante.
Generali, Campari e Pirelli hanno un’esposizione trascurabile verso il Paese sudamericano che pesa molto poco in termini di fatturato (2,6% dei premi Danni del Leone; 4% del fatturato della Bicocca e 2,9% delle vendite del produttore del famoso bitter). Quindi, se avete in portafoglio questi titoli, non dovreste tutto sommato preoccuparvi.
Il discorso cambia per Tenaris e Fiat. La prima controlla Siderca, un’importante impresa siderurgica. La seconda possiede alcune fabbriche destinate a soddisfare il fabbisogno del mercato brasiliano nel quale il Lingotto contende il primato di vendite a Volkswagen.
Ebbene, mai come in questo caso la crisi può rappresentare un’opportunità nel medio termine. E infatti il giudizio sui due titoli resta neutral (cioè non aumentare né diminuire l’esposizione, non comprare e soprattutto non vendere). Certo, a breve alcune fabbriche potrebbero essere temporaneamente chiuse per gestire la sovrapproduzione (chi compra metalli lavorati e auto in un paese che va a rotoli?). Ma osservando la situazione in una prospettiva di più ampio respiro, il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge:
- L’automatica svalutazione del peso conseguente al default comporterebbe un minor costo del lavoro per le due aziende.
- I ricavi della produzione (di tubi e auto) sono espressi in dollari. Quindi, il fatturato resta invariato e i costi scendono perché le paghe sono espresse in valuta debole e questo migliora la redditività.
- Un Paese in crisi deve necessariamente liberalizzare e aprirsi agli investitori esteri per sperare di ridurre il proprio debito, soprattutto con l’estero. L’Argentina è ricca di risorse naturali e il governo Kirchner dovrebbe fare marcia indietro sulla nazionalizzazione dell’energia. Questo significa che il ricchissimo giacimento di Vaca Muerta potrebbe essere sfruttato appieno e per un produttore di tubi come Tenaris, questa sarebbe senz’altro una buona notizia.
Di Telecom Italia, che controlla il primo operatore tlc locale Telecom Argentina, Mediobanca non fornisce alcuna indicazione essendo in conflitto di interessi. Non come azionista ma come consulente per il processo di separazione societaria (e forse proprietaria) delle rete telefonica.
Wall & Street