«Alitalia-Etihad non è un caso di aiuto di Stato»
La nuova Alitalia targata Etihad comincia a prendere il volo. Da poco tempo si è insediato il nuovo ad Silvano Cassano che sta già ridisegnando le strategie del vettore inseguendo quella profittabilità per troppo tempo ritenuta un miraggio. La prima fase, conseguente alla creazione di una newco ripulita dai debiti, sarà caratterizzata dal taglio dei rami secchi (sia eccedenze di personale sia rotte a bassa redditività). Nel frattempo, la nuova realtà è sotto lo scrutinio della Commissione Ue che dovrà valutare se l’aumento di capitale propedeutico alla creazione della nuova società sia configurabile come un aiuto di Stato visto che nella compagine azionaria resta Poste Italiane, controllata al 100% dal Tesoro. Di questo caso ci parla Claudio Gandini, avvocato milanese specializzato in tutela della proprietà intellettuale.
«La grave crisi di Alitalia datata nel tempo andava risolta, con l’innesto di nuovi capitali. E questa è stata un’operazione che ha coinvolto partnership internazionali, che ha richiesto operazioni di ristrutturazione societaria, accordi sindacali difficili ed in primo luogo il superamento di una logica di italianità che non ha motivo di esistere e che ha già prodotto guasti in passato. Si è sentito parlare spesso a sproposito di concorrenza sleale o di aiuti di Stato.
È evidente che questa alleanza abbia ingenerato timori in altri vettori aerei europei, preoccupati di non perdere quote di mercato e che questi si siano mossi in ambito di diritto comunitario per ottenere lo stop all’operazione parlando di aiuto di Stato, mentre così non è, o indicando un possibile vulnus nel fatto che Etihad sia una compagnia privata, ma interamente controllata dall’Emirato di Abu Dhabi, come affermato dal portavoce di Lufthansa.
Quello che importa evidenziare, forse in controtendenza rispetto agli eccessivi slogan e per rispetto dei lettori, è che gli ambiti che il diritto ha dovuto affrontare sono stati molteplici, dal diritto societario a quello del lavoro, a quello comunitario. Quest’ultimo, come a tutti noto, si pone come normativa sovranazionale, volta a disciplinare le materie all’interno dell’Unione Europea.
È una difesa per i diritti di tutti gli Stati membri, in cui ciascuno può far sentire la propria voce, ma che deve alla fine fare sintesi e talvolta scontentare le pretese di qualcuno.
In relazione a quello di cui tanto si è parlato, e cioè di aiuto di Stato, trattasi di finanziamenti a favore di attività economiche volte a proteggere industrie nazionali, effettuati dallo Stato o amministrazioni centrali, regionali o locali, ovvero imprese pubbliche, vale a dire quelle imprese nei confronti delle quali i poteri pubblici possono esercitare un’influenza dominante.
L’articolo 107 paragrafo 1 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea prevede il principio dell’incompatibilità degli aiuti di Stato con il Mercato Comune. Esistono però deroghe a questo principio previste dalla stessa disposizione. Gli aiuti sono sottoposti al controllo della Commissione che li autorizza solo quando rientrano in una delle deroghe previste dal trattato
Nel caso in esame non si può parlare di aiuto di Stato da parte di Etihad dal momento che si tratta di compagnia extracomunitaria.
Riconoscere che il mondo si è fatto piccolo e che occorre favorire il più possibile scambi internazionali, è abbastanza facile. Più difficile è mettere in campo tutte le sinergie necessarie, ed il diritto è di aiuto. Fare in modo che l’importante flusso di capitali stranieri non si fermi, ma garantire operazioni trasparenti in cui non ci siano vincitori o vinti, ma possibilità di crescita in tempi abbastanza brevi è una scommessa che il diritto favorisce anche se è costretto a mettere paletti precisi a difesa degli interessi delle singole parti».
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