Bloccare lo sfratto con un ricorso
Uomini e donne messi in ginocchio dalla crisi che, avendo perso il lavoro o dovendosi accontentare di un reddito molto basso, non hanno più i soldi per pagare la rata del mutuo. C’è una speranza anche per voi. Wall & Street vi hanno già raccontato come liberare un immobile da un inquilino moroso abbia un costo che può raggiungere e superare i 10mila euro. I proprietari hanno giustamente ragione nel sostenere i propri diritti. È, tuttavia, opportuno osservare anche quello che succede dall’altra parte della barricata. Si tratta di persone che, forse, hanno fatto il passo più lungo della gamba perché non avevano previsto che avrebbero potuto trovarsi in difficoltà oppure di situazioni limite. Le banche, che sempre più devono tutelare il proprio patrimonio per via di parametri Bce sempre più stringenti, tendono a mettere alle corde i clienti anche perché le procedure di pignoramento degli immobili non sono celeri, mentre la vigilanza della Bce è sveltissima. Una soluzione, almeno provvisoria, c’è e si presenta sotto forma di ricorso alla Consulta: pignoramento e vendita all’asta possono essere bloccati temporaneamente.
Ecco quattro casi-limite.
Sassari: un padre separato vive con soli 300 euro al mese. Salta le rate e l’immobile viene messo in vendita.
Torino: una famiglia con tre bambini vive da anni con il solo sussidio per famiglie numerose di 1.800 euro all’anno del Comune. Il marito ha dovuto chiudere la sua piccola impresa edile per la grave crisi che ha investito il settore. Immobile pignorato e sfratto.
Como: una coppia di anziani, lei di 70 anni e lui di 80 anni invalido al 100% per il morbo di Alzheimer. Accendono un mutuo nel 2003 per sostenere il ristorante del figlio, che riesce a restituire ben il 75% dell’importo totale prima di esser colpito anche lui dalla crisi. Con l’invalidità del padre la situazione peggiora e fermano i pagamenti nel 2012. Immobile pignorato
Zagarolo (Roma): un nucleo famigliare di dieci persone (tra i quali tre bambini e un invalido) viene sfrattato perché non in grado più di pagare le rate del mutuo. Le componenti femminili sono state «dirottate» in un centro di accoglienza (uno di quelli diventati tristemente noti dopo le vicende di Mafia Capitale). Da dieci anni combattono contro il Tribunale di Tivoli, che ha pignorato a loro insaputa il terreno e la casa dove vivono da 30 anni e procede nonostante vistose irregolarità.
Che cosa hanno in comune queste quattro vicende umane? L’aver bloccato la procedura tramite un ricorso alla Corte Costituzionale messo a punto dal gruppo tecnico-popolare Libra. Le reazioni dei giudici all’istanza sono varie, ma confermano con due sospensioni ed un’udienza d’urgenza a Como la fondatezza degli argomenti e la necessità di esaminarli. Il punto fondante del ricorso (che si può scaricare anche su Internet) è l’illegittimità di pignoramenti e vendite all’asta di immobili appartenenti a cittadini e famiglie che vivono in condizioni di particolare disagio. Secondo l’istanza, tali procedure violerebbero la prima parte della Costituzione che garantisce i diritti individuali, ponendo l’accento soprattutto sulla tutela dei più deboli. È un espediente per costringere il magistrato a prendere tempo. Un ricorso alla Consulta interrompe il procedimento e può consentire di guadagnare settimane, mesi preziosi. Per riaccendere la speranza.
Wall & Street