I soci privati del mattone di Stato
Il Sistema direzionale orientale – Sdo, il suo acronimo – probabilmente dice poco a chi abita fuori dal Grande raccordo anulare, ma è l’immagine del fallimento cinquantennale delle politiche urbanistiche della Capitale. Se l’obiettivo iniziale era decongestionare il Centro, portando nella periferia di Pietralata alcuni ministeri oppure degli uffici comunali, a oggi non c’è nulla di tutto questo, nemmeno le iniziative per la riqualificazione della periferia. C’è solo un’immensa area edificabile, proprietà di Cdp Immobiliare, al cui interno vi sono i soliti scavi archeologici.
Eppure nel 2006 imprenditori immobiliari ed edili di primo piano come la famiglia Ligresti (gli ex proprietari della Fondiaria), la famiglia Toti e il gruppo Santarelli rilevarono il 50% di Quadrante, la società veicolo del progetto, da Fintecna per 63 milioni. Sei anni dopo, complice anche la crisi di Fonsai, rivendettero tutto per 42 milioni. L’anno scorso Cdp Immobiliare (che ha rilevato il patrimonio di Fintecna) ha inglobato Quadrante registrando una minusvalenza di 70 milioni. Intanto, mancano 100 milioni di risorse per portare a termine gli undici progetti di recupero: il governo ha stanziato solo 12,9 milioni.
La valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico negli anni non ha sortito gli effetti sperati – e il caso dell’Inps lo dimostra -tuttavia ha attirato il gotha del mattone italiano. I Ligresti, poi costretti a lasciare a Unipol, sono soci di minoranza di Cinque Cerchi, controllata sempre al 51% da Cdp Immobiliare che sta edificando immobili nel comprensorio Spina 3 a Torino. È andata meglio a Pirelli Re, oggi Prelios, con Manifatture Milano, il progetto di riqualificazione della manifattura tabacchi di Viale Zara (vedi foto a sinistra). Tutto fermo, invece, a Cervia. L’amministrazione comunale ha costretto la Pentagramma Romagna allo stand by. Si voleva costruire un grattacielo in riva al mare al posto delle casette dei Monopoli di Stato, ma gli eredi proprietari degli operai delle saline hanno bloccato tutto. Con sommo dispiacere del Consorzio Cooperative Costruzioni, coop rossa socia al 50% dell’operazione.
Stanno per vedere la luce in fondo al tunnel i soci di Manifattura Tabacchi spa, uno dei più grande fallimenti di Renzi sindaco di Firenze che potrebbe tradursi in un successo da premier. Al fianco di Fintecna scesero in campo con il 50% del progetto gli immarcescibili Ligresti, la Btp dell’imprenditore Riccardo Fusi finito nel gorgo dell’inchiesta P3, e il Consorzio Etruria (un’altra coop rossa oggi fallita) riuniti nel veicolo Metropolis. Nessuno dei tre oggi è più in campo e la maxiristrutturazione fiorentina è in stallo dal 2012 da quando Metropolis è in liquidazione. La manifattura, attaccata alla famosissima Leopolda, starebbe però per essere ceduta a un fondo di investimento estero che si occuperà della sua riqualificazione.
Sarebbe tutto fermo anche a Roma con il famoso Progetto Alfiere, il recupero delle Torri dell’Eur (vedi foto in alto)soprannominate «Beirut» perché ai palazzoni mancano le finestre, se non fosse intervenuta Telecom Italia che vi installerà la sua nuova sede romana. Il colosso della telefonia ha comprato il 50% della società denominata Alfiere da Cdp Immobiliare che, a sua volta, aveva troncato la partnership con Ligresti-Unipol, la famiglia Toti, Idea Fimit (partecipata dall’Inps), la Astrim della famiglia Marchini, Maire Tecnimont e la famiglia Armellini.
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