Tito, manager intristito
Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (Civ) dell’Inps non ha approvato per la prima volta dalla sua istituzione il Bilancio preventivo per il 2017. La motivazione ufficiale è «la mancata attuazione degli indirizzi a suo tempo dati» per via di «carenze di risposte da parte dell’Istituto su punti rilevanti (ad esempio crediti contributivi, patrimonio immobiliare) oggetto di osservazioni anche da parte del Collegio dei sindaci e del ministero del Lavoro». E proprio al dicastero guidato da Giuliano Poletti ritornerà la palla in quanto dovrà farsi carico di concludere un iter che si è bloccato. «La decisione del Civ non ha conseguenze sui cittadini che percepiscono la pensione», ha subito rassicurato il ministro aggiungendo che «non c’è alcun problema neanche sulla stabilità e sostenibilità del sistema previdenziale italiano» per il quale dunque non sono necessari interventi. Il ministero cercherà di raccogliere tutte le informazioni necessarie, in collaborazione con il Tesoro per approvare il rendiconto finanziario e patrimoniale.
Non si tratta solo di numeri che, comunque, in breve affronteremo. È un vero e proprio attacco del sindacato che rappresenta la maggioranza nel Civ contro il presidente dell’Inps Tito Boeri accusato da quasi tutti i leader (in particolare Susanna Camusso della Cgil e Carmelo Barbagallo della Uil) di essere «un uomo solo al comando». Il punto dirimente è la riforma della governance dell’istituto: l’impostazione manageriale del bocconiano Boeri non piace a un sindacato conservatore che punta a condividerne (e a condizionarne le scelte). va anche detto che l’economista prestato alla gestione dell’istituto nazionale di previdenza è stato spesso autore di fughe in avanti che più di una volta hanno fatto imbufalire l’ex premier Matteo Renzi (soprattutto in materia di taglio delle pensioni più elevate non coperte da contributi sufficienti per finanziare l’assicurazione contro la disoccupazione).
E ora veniamo ai numeri. Secondo le cifre contenute nel bilancio preventivo, il risultato economico di esercizio dell’Inps per il 2017 è atteso negativo per 6,1 miliardi e il disavanzo patrimoniale in rosso per 7,8 miliardi. In buona sostanza, le contestazioni del Civ sono le stesse formulate dalla Corte dei Conti e ben spiegate da Itinerari previdenziali. L’Inps, per volontà del suo presidente Boeri, ha subito replicato a quello che, dal suo punto di vista, può considerarsi un attacco tanto politico quanto personale, ribadendo che le cause del disavanzo sono imputabili a tre differenti problematiche:
- Lo squilibrio strutturale e il peso relativo di alcune gestioni previdenziali (in primis dipendenti pubblici, artigiani, agricoli autonomi) non sufficientemente controbilanciato dalle gestioni in attivo (parasubordinati e gestioni prestazioni temporanee lavoratori dipendenti). Uno sbilancio amplificato dalla natura a ripartizione del nostro sistema previdenziale e allo squilibrio crescente in alcune gestioni del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati.
- Costi non monetari per svalutazione dei crediti derivanti da una fisiologica asimmetria tra pagamenti e riscossioni: mentre le spese impegnate sono quasi integralmente pagate, le entrate accertate sono sistematicamente riscosse in parte, per effetto dell’insolvenza dei contribuenti; ciò genera oneri di svalutazione che incidono negativamente sul risultato economico e sul patrimonio dell’istituto.
- Lo storno a favore del Tesoro delle economie di spesa conseguite dell’Inps che negli ultimi anni ha comportato la restituzione a Via XX Settembre di oltre 4 miliardi.
Boeri ha sempre detto che della copertura di questo squilibrio si deve occupare lo Stato, che già trasferisce più di 100 miliardi all’anno alle casse dell’istituto, perché «le prestazioni sono garantite dallo Stato: di conseguenza, ciò che conta non è il bilancio dell’Inps, ma dello Stato». Prossimamente entreremo ancor più nel dettaglio.
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