Coronavirus-Roma

Il solito titolo ottimistico? No, è che tra i soliti bollettini di guerra e una politica narcolettica, è meglio parlare di economia. E, in questo campo, la certezza è una sola, proprio quella: non andrà tutto bene. L’Istat si è persino ben guardata dal fornire proiezioni nell’ultimo bollettino mensile perché siamo di fronte a un crollo per il quale non esistono strumenti di misura appropriati.  Perché la guerra, le tragedie hanno un loro specchio nella microeconomia, negli indici di Borsa, ma nella macroeconomia come la rappresenti l’Austria del 1919 o la Germania del 1945? E l’Argentina del 2001 e del 2020? Sì, c’è il Pil che misura la recessione, il crollo dei consumi, i cortigiani di Franz Joseph che si mettono in fila per ricevere una razione di rancio, le cariole di marchi per comprare il pane. Ma poi tutto questo scompare come i suicidi del lunedì nero, c’è una sorta di rimozione collettiva e anche le statistiche tendono a seguire questa suggestione psicologica riparametrandosi alla nuova realtà, ché se uno tenesse la vera serie storica, magari scoprirebbe che nel 1871 il prodotto interno lordo non era poi molto diverso da quello di oggi (fatte le dovute proporzioni).

 

Ma anche questo è economia. Per questo, val la pena di inviarvi qualche cartolina dall’abisso, giusto per abituarvi al clima che troveremo quando potremo finalmente mettere il naso fuori di casa. Cominciamo dal rapporto Censis – Confcooperative. La dimensione economica del lockdown è pari a 1.321 miliardi di euro, che corrisponde al 42,4% del totale del fatturato dell’industria e dei servizi che complessivamente supera i 3.115 miliardi di euro. Il quadro generale della lockdown economy porta ad assumere come riferimento un motore produttivo che lavora a circa il 60% del proprio potenziale e che innesca una catena degli effetti dirompente in termini di reddito, di domanda interna, di sostenibilità economica, in cui il fattore tempo – la durata dello stato di sospensione – diventa la variabile fondamentale per capire le conseguenze su un sistema economico e sociale sottoposto a uno “stress test” che nessuna recessione nel passato aveva mai fatto sperimentare. Il “congelamento” delle attività ha, di conseguenza, prodotto un impatto che, in termini di fatturato, ha riguardato 660 miliardi di euro nell’ambito dei servizi e 91 miliardi nelle costruzioni, mentre per le imprese dell’industria in senso stretto la restrizione ha avuto effetto su 570 miliardi di euro. Partendo da una base di fatturato delle imprese nel 2019 pari a 2.411 miliardi di euro e riferito a 200 sotto-settori economici, il valore atteso al netto dello shock prodotto dal Covid19 sarebbe stato nel 2020 pari a 2.502 miliardi di euro, ma in realtà, proprio a causa dello shock, il volume di fatturato si fermerebbe a 2.233 miliardi, con una differenza negativa pari a 219 miliardi di euro.

 

Gardini Maurizio 03«L’economia italiana inchioda e occorreranno 2 anni prima di poter ritornare ai livelli di Pil e di crescita stimata fino allo scorso gennaio. In condizioni di urgenza straordinaria il sistema necessita di misure straordinarie, coraggiose e soprattutto veloci che consentano di non spegnere i motori, altrimenti rischiamo, quando sarà passata l’emergenza, di lasciare sul tappeto 1 milione di imprese», ha commentato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative.

 

L’Osservatorio mensile Findomestic di aprile, realizzato dalla società di credito al consumo del gruppo Bnp Paribas in collaborazione con Eumetra, evidenzia come a marzo le intenzioni d’acquisto degli italiani abbiano risentito della rapida esplosione dell’emergenza Coronavirus in Italia con una flessione trasversale a tutti i settori. Se si prendono a riferimento le propensioni espresse come intenzione effettiva d’acquisto (il «certamente acquisterò nei prossimi 3 mesi»), il calo medio è del 30% e i segmenti più colpiti nell’ultimo mese risultano viaggi, veicoli e mobili. Coloro che si dicono a marzo certamente intenzionati ad acquistare un viaggio nel prossimo trimestre risultano il 56% in meno rispetto al mese scorso. Per l’auto la flessione è, invece, del 42%, in linea con quella che caratterizza la propensione all’acquisto di mobili (-40%). Le intenzioni certe d’acquisto di case o appartamenti calano, infine, del 34% rispetto a febbraio.

Bambini di Vienna

Non c’è bisogno di essere superdotati per comprendere che avremo produzione in calo, consumi in calo, più disoccupazione e, forse per un breve periodo, anche un po’ d’inflazione dovuta alle scorte che stiamo effettuando nei supermercati per limitare al massimo le uscite di casa. Insomma, gli effetti di una guerra. Ecco perché ho voluto pubblicare la foto dei bambini di Vienna del 1919. Disgregatosi l’Impero, l’Austria era uno staterello spiantato e socialisteggiante, dunque poverissimo. Fu lanciato un appello per accogliere i piccoli austriaci per l’inverno in modo da non farli morire di fame e di freddo. Erano i «bambini nemici» ma Milano, Cremona e Bologna li accolsero come li accolsero tante altre città europee perché la solidarietà va oltre le divisioni. E pensare che l’Europa come la conosciamo noi neanche esisteva…

Gian Maria De Francesco

 

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,