Dopo aver messo a soqquadro il Dark Web, debellando la più pericolosa rete di criminali informatici in circolazione, l’esperto di cybersecurity Leonardo Artico finisce di nuovo nel mirino. Dal suo passato riemerge un’amante, nel frattempo diventata la potentissima manager di una big tech, e con lei si materializza un’eminenza grigia a capo di un nucleo dei servizi segreti. Entrambi con un’offerta che non si può rifiutare. Artico – con i suoi compagni di avventura Roberto Gelmi, hacker geniale, e Teresa Aprili, brillante giornalista – si ritrova così coinvolto nel segretissimo Progetto Da Vinci, che attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale punta a rivoluzionare il mondo della cybersecurity.

Ma con quali conseguenze? Leonardo giocherà la sua personalissima partita con obiettivi molto diversi da quelli degli altri due giocatori. Il doppio e il triplo gioco saranno la regola, la manipolazione d’informazioni e persone la normalità. In un mondo oscuro sul quale aleggia l’ombra di un nemico sconfitto, ma non abbattuto, Leonardo, Teresa e Roberto scopriranno che scopriranno che per smascherarlo devono rischiare molto più della loro vita digitale.

«Certe morti non fanno rumore» è il nuovo romanzo di Alessandro Curioni, presidente e fondatore di Di.Gi. Academy, che ci pone di fronte a temi di stringente attualità e ci fa riflettere sul ruolo dell’umanità nel momento in cui la tecnologia, con l’avvento delle intelligenze artificiali, sembra pronta a un nuovo grande balzo.

«Le tecnologie sono un asset strategico perché sono le spine dorsali del sistema dei sistemi economici di interi Paesi. Oggi colpire determinate infrastrutture come la rete di distribuzione del gas, dell’elettricità, dell’acqua possono produrre effetti inimmaginabili e questo spiega l’interesse delle agenzie governative per la difesa cyber. E in questo un elemento che assumerà una rilevanza estrema è l’intelligenza artificiale che consentirà la produzione di armi», spiega Curioni

Un esempio? Un algoritmo stilometrico è un’intelligenza artificiale capace di imitare gli stili di scrittura di un soggetto per cui può individuare il phishing ma anche scrivere messaggi falsi e nel libro il protagonista è preoccupato dalla possibilità di questo dual use.

«Noi europei non abbiamo campioni nazionali capaci di competere con Usa e Cina e dunque noi non abbiamo il controllo di queste tecnologie. L’Ue cerca di mantenere il controllo sulle informazioni attraverso una normazione che è la più imponente del mondo . Nei prossimi due anni produrrà norme per regolamentare tutta la società dell’informazione. Che cosa offre a Google, Amazon, Huawei, Zte? Sul piatto della bilancia mette 500 milioni di consumatori. Il baratto è economico: noi facciamo norme restrittive e, in cambio, consentiamo a questi colossi di operare su un mercato che vale il 20% del Pil mondiale a queste società perché sulla tecnologia il ritardo non è più colmabile perché i piani di investimento di Cina e Usa è talmente grande che non si può più colmare il gap», osserva Curioni.

Quali competenze servono per non perdere ulteriormente terreno? «Abbiamo bisogno di sviluppare le conoscenze in materia di cybersecurity non solo attraverso laureati in discipline Stem ma anche tramite filosofi e giuristi. Se si pensa di risolvere il problema con la tecnologia, vuol dire che non si è capito né il problema né la tecnologia».

Gian Maria De Francesco

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