Quando accade un fenomeno che l’evidenza scientifica (o empirica) riterrebbe impossibile, si parla sempre del «volo del calabrone». L’insetto, infatti, sarebbe troppo pesante per volare considerata l’esigua superficie delle sue ali. e invece la natura ha creato questo paradosso…

Anche l’economia (o come direbbe Francis Bacon le credenze popolari) crea paradossi. E uno di questi, ci ricorda M&G Investments,  è la Francia. Innazitutto, dall’inizio del 2011, la crescita economica è stata molto deludente, scendendo da un tasso annuo del 2,5% allo 0,3% nel secondo trimestre di quest’anno. Naturalmente, è stata l’intera Eurozona a soffrire, ma la Francia ha fatto peggio dei Paesi “forti” come la Germania. E la disoccupazione è nel frattempo aumentata al 10,3 per cento.

La Finanziaria per il 2013 di Hollande prevede un giro di vite costituito per un terzo dalle imposte sui redditi delle famiglie, un terzo da un incremento dell’imposizione fiscale sulle società e un terzo da tagli alla spesa pubblica.  Goldman Sachs stima che il prelievo fiscale salirà dal 44,9% al 46,3% del pil.  Ma se la crescita dovesse bloccarsi per effetto di queste misure, il rapporto debito/pil  potrebbe sfondare il tetto del 90% l’ano prossimo.  Occorre notare che il 90% è il livello che, secondo l’economista Kenneth Rogoff, pregiudica la capacità di crescita di un’economia.  Tuttavia, se l’austerità fiscale funzionasse, la Francia dovrebbe avviarsi al pareggio di bilancio entro 3 o 4 anni.

Nonostante tutto il calabrone vola: i mercati obbligazionari considerano la Francia parte dei Paesi forti dell’Eurozona.  Se si osservano i tassi dei Cds a 5 anni (il costo in punti base per assicurare il debito sovrano contro il rischio di default), la Francia è scambiata a 110 punti base/anno, rispetto all’Irlanda a 300 punti base, l’Italia a 325, e la Spagna a 370.  E sebbene vi sia ancora una notevole differenza con i Cds tedeschi, da maggio lo spread fra il debito sovrano tedesco e quello francese si è significativamente ridotto, passando da oltre l’1,4% allo 0,75%.  Eppure, conclude M&G, la competitività resta preoccupante: la Francia registra ancora un forte disavanzo delle partite correnti, assomigliando più alla Spagna o all’Italia che alla Germania o all’Olanda.

Wall & Street

 

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