Stefano Calvagna si “distanzia” sul set come nella vita
I cinema riapriranno il 15 giugno. Così ha deciso il governo giallorosso anche se, in rete, sono tanti a esprimere perplessità sul possibile ritorno nelle sale. La paura, l’incertezza delle regole, il cartellone che è ancora una incognita, frenano gli entusiasmi dei cinefili. Vedremo cosa succederà in queste settimane. Intanto, c’è chi, senza piangersi addosso, non è stato con le mani in mano, anche in periodo di confinamento forzato. Come Stefano Calvagna che, dopo il successo, di pubblico e di critica, del suo ultimo Baby gang, distribuito lo scorso anno, ha realizzato nel difficile periodo dell’emergenza da Coronavirus lo short Chiamata dar Maestro (visionabile qui: https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=qMJMHygGULI&feature=emb_title), in omaggio a Franco Califano. E, come se non bastasse, è già pronto a dare il primo ciak, dietro la macchina da presa, per il suo nuovo film Distanziati. Che, per chi conosce Calvagna, potrebbe essere uno slogan della sua carriera artistica, ben lontana dai salotti della sinistra cinematografica, fedele a quelle idee politiche che, in questo settore, ti fanno spesso pagare. Distanziati è “un viaggio all’interno delle vite dei cittadini romani che stanno ripartendo, o che ancora non hanno avuto modo di ricominciare a lavorare, dopo le restrizioni stabilite dal governo a causa della pandemia che ha bloccato il mondo negli ultimi mesi. Il periodo di quarantena imposto per preservare la nostra salute ha, purtroppo, generato gravi problemi all’economia e ai lavoratori”. Il cineasta romano, famoso per opere come L’uomo spezzato e Non escludo il ritorno, “entrerà all’interno dei negozi ad intervistare proprietari e dipendenti, e si interfaccerà anche con coloro che non hanno ancora avuto l’opportunità di riaprire la propria attività, poiché reputata a rischio di contagio. Veri cittadini, con le loro voci e i loro occhi, racconteranno cosa significhi lavorare nel periodo che ha seguito la “fase 1” del lockdown, senza edulcorare la realtà, senza la necessità di veicolare messaggi politici o pareri medici”. Insomma, un docufilm che darà parola “a chi ha ricevuto sostegni, a chi si è sentito abbandonato dal proprio Stato, perfino agli artisti e lavoratori dello spettacolo che si sono sentiti dimenticati da tutti, a chi sa di poter ricominciare, a chi non ne ha la certezza”. Il tutto, in totale libertà e spontaneità. Che è, da sempre, il marchio di fabbrica del cinema di Calvagna e anche del suo modo di vivere.