In Francia torna il Re
Manuel Valls chiede per la seconda volta l’uso dell’articolo 49 comma 3 della costituzione che consente all’esecutivo di imporre il passaggio di una proposta di legge; nel caso specifico si tratta della riforma del lavoro osteggiata da gran parte dei cittadini francesi. Se entro 24 ore non si presenta una mozione di sfiducia sarà approvata in modo definitivo.
Ora, è del tutto evidente che abbiamo piena consapevolezza della liceità di tale forzatura politica. Grosso modo si tratta di un gesto eclatante ma che rientra nella piena legalità. Eppure, il punto è un altro. Le insofferenze verso le scelte o le opinioni di milioni di cittadini iniziano ad essere costanti ed intense in ogni Paese e perciò non solo abbozzate, prefigurando un futuro in cui queste che, per adesso, paiono solo forzature, potranno svelarsi come veri e propri eccessi di potere.
Solo pochi giorni fa, la dissonanza massima si è riscontrata sul voto inglese. La Brexit è stata particolarmente spiazzante rispetto alla litania sul fascino e sulla necessità del voto democratico che ci viene salmodiata da alcuni decenni. Quando, infatti, il risultato non soddisfa o non coincide con i palati di certe élite, le affermazioni cambiano di registro. E noi non possiamo che avvertire l’emergere di un disegno simil-criminoso, non solo perché contrastante con quello dei popoli ma volutamente antidemocratico.
Di positivo c’è che, pur in questa fanghiglia, ‘qualcosa si muove’. I cittadini con fatica, e per motivazioni diverse, esprimono finalmente il loro dissenso con un certo vigore. Se proviamo però a leggere l’altra faccia della medaglia, siamo attraversati da brividi di terrore perché vengono confermate alcune nostre paure. Scopriamo infatti che in Europa si allarga sempre più la forbice tra governati e governanti. E più le proteste dei primi si fanno vibranti, più le decisioni dei secondi assumono toni e risvolti autoritari.