Manifesto intellettuale. L’ennesimo.
Ennesimo ”Appello degli intellettuali”, questa volta è per salvare l’Europa dai populisti (… e aggiungerei dai ‘popoli’). Tra i promotori Daniel Cohn-Bendit, Felipe Gonzalez, Roberto Saviano, Wim Wenders. A darne notizia è, ovviamente, il quotidiano La Repubblica, precisando che politici, uomini d’arte e cultura stanno creando una piattaforma per far sentire la voce dei cittadini nella Ue e prevenire le derive nazionaliste.
Ecco cosa ho scritto di loro e dei noiosi manifesti intellettuali nel mio ”L’ubbidiente democratico”:
<<(…) una razza in espansione composta da quelli che Montanelli definiva firmaioli in grado di soggiogare anche chi avrebbe dovuto redimerla per tempo. Sacerdoti dell’ortodossia conformistica sempre pronti ad apporre l’aristocratico sigillo ai manifesti intellettuali. Oramai una categoria dello spirito. Pronti a firmare di tutto, anche le vecchie cambiali, purché la loro mano apponga l’autografo su quella che agli occhi della massa appaia come una nobile causa. Consumati commedianti reattivi oltre ogni umana comprensione nei confronti di ingiustizie perpetuate in piccolo ogni anfratto del globo terracqueo.
Il loro punto di forza sta in una non comune capacità camaleontica evolutasi nei decenni e, al contempo, in una ferrea corazza ideologica grazie alla quale ogni irrilevante analisi, ogni pur modesta considerazione assume un significato intimidatorio e definitivo. Perché c’è nettezza di pregiudizi (prima ancora di giudizi) e mai il benché minimo brontolìo di un rimorso. (…).
In linea di massima, si tratta di una compagnia di giro sulle cui battaglie civili sarebbe bene soprassedere. Sanno tutto e la sanno lunga, fino a far detonare il proprio ego smisurato in un’arma dialettica anche per vendette cruente perché non c’è argomento politico, questione sociale o etica, approfondimento scientifico o dilemma teologico in cui non si sentano in dovere di mettere becco e sul quale con insolente spocchia non fondino ed impongano un modello gnoseologico incontrovertibile.
Sei un comico? Una cantante? Uno stilista di intimo? Uno studioso di sistemi elettorali? Un docente di diritto tributario? Un sondaggista? Un fotografo di grido? Uno scrittore di chiara fama? Ti sei occupato per tutta la vita di recitare stornelli romaneschi? Ciò nonostante ti senti in dovere di firmare un manifesto che tocca le basi filosofiche, etiche, religiose della società contemporanea. Non importa quale grado di preparazione tu abbia su uno specifico tema. Nulla suscita la tua resistenza. Le tue certezze prendono possesso della scena ed esulano dall’umano bisogno di armarsi di un minimo di umiltà e di ritrosia di fronte al groviglio delle problematiche.
Beninteso, non che sia vietato esprimersi, ma il darsi buona coscienza attraverso l’apposizione di una firma e l’espressione compunta è da vigliacchi. E poi, come facciano ad essere preparati, ad avere certezze perentorie e a sproloquiare con dovizia di particolari su ogni argomento resta un mistero insondabile oltre che una ennesima fonte di ansia per noi, comuni mortali, sempre corrosi da dubbi, mendichi di ogni microscopico pezzetto di verità. Invece, mai una piega, una titubanza. Solo certezze apodittiche accompagnate da ricercate eccentricità e sentenze pronunciate rapidamente e senz’appello.
Ma a dar fastidio è l’ossessiva ripetitività della liturgia: centinaia e centinaia di firme (ma quanti intellettuali ci sono in giro?), paginate di giornali ridondanti di nomi più o meno famosi, faccioni bene in vista e prime fila di teatri-occupati con la scusa di dover supportare mediaticamente la ‘battaglia civile’>>.