Il Duce e i ducetti della libertà
Se la proposta all’esame della Commissione Giustizia della Camera diventa legge non sarà più possibile avere o esporre souvenir e immagini fasciste, e sono previsti fino a 2 anni di reclusione per chi li vende.
Una storia che a definirla paradossale è poco. A settant’anni dalla loro scomparsa si mira ad inserire nel codice penale il reato di propaganda del regime fascista e nazista. E allora, paradosso per paradosso, mi riprometto fin da adesso di fare le stesse cose suggerite da Stenio Solinas in suo articolo; vale a dire, di fare incetta, un attimo dopo la promulgazione della legge, di ogni possibile gadget in circolazione.
Perché definirlo un cortocircuito significa dare un senso ad una vicenda che invece di senso non ne ha alcuno. Siamo infatti al bozzetto, appena accennato eppure già distinguibile, di una civiltà in decadenza che non sa più a quale santo votarsi e perciò rimugina morbosamente sul passato più insidioso, quello della guerra civile permanente, degli odi e dei rancori che si vorrebbero tener vivi sotto la cenere (pur facendo finta di volerli spegnere) in modo da utilizzarli all’occorrenza per qualche proficua e meschina campagna politica. Ma queste sono cose risapute e quindi vado oltre.
Qui c’è un’altra lettura da fare perché, oltre alla cecità di una classe politica che volge i suoi interessi verso argomenti di poco conto, c’è da sottolineare il fatto che finalmente si sveli la natura totalitaria della democrazia moderna i cui cantori ci ammorbano quotidianamente con deliri sulla ‘società aperta’, sulla volontà di cancellare ogni forma di divieto in modo da fornire a tutti la possibilità di potersi esprimere. Udiamo infatti in maniera asfissiante ed in ogni luogo e contesto il reiterarsi di quell’ipocrita e falso mantra del «non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». Ma poi, alla prova dei fatti, scopriamo non essere così.
Come avevo scritto ne Il profumo del nichilismo, bisogna vigilare perché i divieti sono solo la precondizione, la parte più superficiale di una battaglia per la restrizione delle libertà individuali che si gioca su più campi. Il più orribile dei fantasmi <<sta per impadronirsi del nostro tempo: e cioè, una generalizzata tendenza alla perfezione che si caratterizza per le grandi opportunità economiche e sociali offerte dalla competizione globale e, contemporaneamente, una non percezione del moltiplicarsi delle limitazioni e dei divieti>>.
Bisogna vigilare perché siamo al delirio delle libertà e si avvicina il tempo dei ducetti e piccoli gerarchi.