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Il Manifesto di intellettuali e artisti da operetta contro Salvini spiazza, ma non merita più di qualche superficiale rigo di commento.

Si pensava avessero preso coscienza del malessere collettivo (che poi, può pure tramutarsi nella misera lotta per il quotidiano consenso politico, in demagogia populistica, e in contesa per un punto in più di sondaggio… ma rimane pur sempre malessere) e invece non è stato così.

Perché Salvini c’entra poco. Sta cavalcando (e in parte agitando) un’onda che montava da tempo. Se non ci fosse stato lui, l’avrebbe cavalcata qualcun altro. Ma l’onda era già partita e strutturatasi intorno ad una insostenibile crisi sociale, economica, culturale, di valori. Invece, queste marionette da avanspettacolo sono scontate e ripetitive, chiuse in una torre eburnea che inizia ad emanare effluvi fetidi all’esterno. Una compagnia di giro incancrenita intellettualmente e priva di ogni connessione sentimentale col Paese reale e, a questo punto, ritengo anche col vicino di casa, col fruttivendolo, col barista, col «cittadino qualunque».

Non hanno contezza di nulla, nemmeno del loro ego smisurato (ma cosa hanno ‘prodotto’ di così rilevante per la cultura italiana, Costantino della Gherardesca, Francesca Michielin, Motta, Marco D’Amore?), a cui verrebbe da affibbiare l’epiteto sprezzante utilizzato dal Crozza-De Luca quando, con tono finto dimesso, ripete con capo chino su un lato della spalla: «personaggetti, sono dei miseri personaggetti».

Perché sono maschere di una squallida commedia dell’arte che non ha nulla della nobiltà di un Plauto o di un Terenzio.

E per fortuna che, non pochi di essi, vista la statura intellettuale minima, sono privi di quel livore torvo e della potenza mediatica dei salottieri radical ma violenti dei decenni passati che, dal commissario Calabresi in poi, combinarono guai abbastanza seri.

Questi, in fin dei conti, sono innocui «personaggetti» che invocano nel loro Manifesto su Rolling Stone, «una società libera, aperta, solidale». Dei von Hayek de no’ altri!

Ma poi, a ben intendere, una società libera non è proprio una società dove tutti possano esprimere la loro opinione? Dove si confuti ‘liberamente’ il pensiero di una maggioranza o di una minoranza senza per questo essere accusati di lesa maestà?

Alla fine, in questo manifestuncolo ribadiscono di «non voler essere complici di quanto sta accadendo e delle scelte dell’Italia».

Eppure, non sono complici di quanto sta accadendo ora. Nessuno addossa loro delle responsabilità sul presente. Per carità!

Sono invece complici e colpevoli di tutto quanto è accaduto finora.

Complici di questa demoniaca moda di comprare bambini al mercato della voluttà e del narcisismo per soddisfare omogaudenti; complici della crisi e della decadenza identitaria collettiva e individuale, figlia di tutti gli spurghi ideologici di un sessantotto perenne che insieme al «padre» ha seppellito anche l’idea stessa di l’autorità, di disciplina, di ordine sociale.

Complici della distruzione dell’idea comunitaria e della famiglia, del buon senso e dell’amor patrio, della solidarietà reale in cambio della finta fratellanza universale.

E complici di un lassismo che si confonde con la libertà ma che ne è solo una parvenza maligna.

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